CANBERRA – Mentre ieri il Parlamento ha varato il provvedimento per alterare la Costituzione e istituire la Voce aborigena al Parlamento, gli oppositori all’assise consultativa indigena hanno ribadito che la sua istituzione riporterà il tema della razza al centro del dibattito sul referendum costituzionale, nonostante il monito del Commissario antidiscriminazione di non focalizzarlo sul conflitto razziale.
Il leader dell’opposizione, Peter Dutton, la settimana scorsa aveva usato toni epici, sintetizzando, in un discorso in Parlamento, che la proposta sulla ‘Voce’ avrebbe ‘re-racialised’ l’Australia, creando un sistema Orwelliano dove “tutti gli australiani sono uguali ma alcuni australiani sono più uguali di altri”.
Il discorso di Dutton era stato liquidato dal ministro degli Affari aborigeni, Linda Burney, secondo la quale racchiudeva “ogni forma di disinformazione, mala informazione e ogni campagna della paura che possa esistere in questo dibattito”.
Il Commissario antidiscriminazione razziale, Chin Tan, ha esortato a smorzare i toni del dibattito, affermando che per la Commissione dei diritti umani l’istituzione della ‘Voce’ “non è una gara, bensì un percorso di partecipazione ed equità per elevare la posizione dei popoli delle Prime nazioni”.
“Si tratta – ha continuato Chin Tan - di un percorso meritato e di una posizione ben inquadrata; si tratta di un viaggio lungo e tortuoso per trovare la maniera di andare avanti a sostegno del popolo indigeno”.
Il leader dell’opposizione ha sottolineato l’importanza di un dibattito rispettoso delle idee altrui: “Abusi razziali di ogni natura sono inaccettabili - ha detto Dutton -, ma vorrei mettere in rilievo il crescente livello di frustrazione degli australiani che vogliono capire cosa viene proposto dal Primo ministro a proposito della ‘Voce’”.
“Sono favorevole a un forte riconoscimento nella Costituzione che quelli aborigeni erano i Primi popoli d’Australia, ma non c’è un massiccio sostegno per la ‘Voce’ perché non ci sono i dettagli né ciò che si propone di fare in termini pratici per i popoli indigeni”, ha aggiunto Peter Dutton.
L’esponente liberale, James Paterson, interpellato sull’esortazione di Tan, ha detto che la campagna per il ‘sì’ vuole tentare di trattare gli australiani in maniera non uguale: “Ora è sulla base della razza e, se si preferisce, il retaggio, l’ascendenza, l’etnicità, ma qualunque sia, vogliono mettere nella Costituzione un meccanismo che tratta la gente in maniera diversa, in base a una caratteristica fuori dal loro controllo. Penso che questo sia offensivo rispetto ai principi della tradizione liberale – che siamo tutti esseri umani, tutti australiani, tutti trattati nella stessa maniera dalla legge e dalla Costituzione”.
Anche il senatore Paterson ha comunque sottolineato l’importanza di un dibattito dai toni civili: “Qualunque sia l’esito del referendum dobbiamo continuare a coesistere in maniera armoniosa e pacifica”, ha detto.
L’imprenditore aborigeno ed ex candidato liberale, Warren Mundine, che in passato è stato presidente nazionale del Partito laburista, ha dato ragione al leader conservatore sul concetto che la Voce riporterà il tema della razza al centro del dibattito in Australia: “Ha perfettamente ragione. Questa sta già diventando una campagna vergognosa e inqualificabile, e non è ancora neanche cominciata”.
Il leader dei nazionali, David Littleproud, ha invece preso le distanze dal capo della Coalizione, Dutton, e la sua teoria sulla cosiddetta “re-racialisation” del dibattito sulla ‘Voce’, dicendo che non appoggerà l’inclusione del termine nell’opuscolo informativo della campagna del ‘no’ al referendum costituzionale.
Anche il leader del Partito minore di Coalizione ha tenuto a precisare l’importanza di mantenere toni pacati nel perorare la causa del ‘no’: “Una delle cose che noi nazionali teniamo a sottolineare - ha dichiarato Littleproud – è che il tono dell’opuscolo per la campagna del ‘no’ sia pacato e rispettoso”.
Il primo ministro, Anthony Albanese, presentando l’orazione annuale intitolata alla leader indigena Lowitja O’Donoghue, ha ridicolizzato la campagna del ‘no’, dicendo che “sottovaluta l’intelligenza degli australiani”, aggiungendo: “è solo una questione di tempo prima che ci dicano (la campagna del ‘no’, ndr) che la ‘Voce’ farà anche sbiadire le tende”.
Il dibattito parlamentare sul referendum si è concluso ieri con il passaggio del disegno di legge istitutivo alla Camera, con l’appoggio della coalizione che vuole che il referendum venga indetto, pur opponendosi all’istituzione della ‘Voce’. Il provvedimento per cambiare la Costituzione è stato varato con 121 voti favorevoli e 25 contrari. Il primo ministro Anthony Albanese è ricorso a Twitter per manifestare la sua soddisfazione: “Siamo più vicini a riconoscere aborigeni e isolani dello stretto di Torres nella Costituzione”, ha scritto.
La Commissione elettorale distribuirà opuscoli informativi ufficiali della campagna del ‘sì’ e del ‘no’ nelle case di circa 12 milioni di australiani, almeno due settimane prima della votazione, spiegando in 2.000 parole i pro e i contro del referendum.