PARIGI - La cosiddetta “coalizione dei volenterosi” sembra volere accelerare i tempi. Anche se al momento si tratta solo di impegni sulla carta, l’iniziativa per una possibile missione di monitoraggio in Ucraina sta prendendo forma. Oggi, 27 marzo, si svolgerà a Parigi il vertice convocato dal presidente francese Emmanuel Macron, con la partecipazione di leader internazionali, tra cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. 

L’incontro segue l’incontro, a livello militare, tra i capi di Stato maggiore che si è tenuto a Londra, dove si sono discussi i piani operativi per monitorare un eventuale cessate il fuoco.

“L’intero processo verrà finalizzato nei prossimi giorni”, aveva dichiarato Macron a margine del vertice europeo dello scorso 20 marzo, sottolineando l’urgenza percepita nelle capitali europee. L’obiettivo dichiarato è duplice: offrire sostegno immediato all’Ucraina e definire un modello militare ucraino sostenibile nel lungo termine, anche per prevenire future aggressioni russe. Tra i temi centrali anche le garanzie di sicurezza che gli eserciti europei potrebbero fornire a Kiev.

Quello di oggi sarà l’ennesimo incontro tra i rappresentanti dei circa trenta Paesi che sostengono l’iniziativa franco-britannica per inviare una forza multinazionale in Ucraina, incaricata di sorvegliare l’eventuale rispetto di una tregua. L’idea emersa dall’incontro di Londra è quella di una forza articolata su quattro livelli: in prima linea i caschi bianchi dell’ONU, provenienti da Paesi extraeuropei, seguiti dall’esercito ucraino, dai contingenti dei “volenterosi”, e infine dalla copertura aerea – ancora ipotetica – delle forze statunitensi. Al momento, però, Washington non ha dato il proprio assenso alla partecipazione diretta.

La Gran Bretagna, attraverso il primo ministro Keir Starmer, si è detta aperta a contribuire anche con forme di supporto non militare, come l’assistenza logistica. Una formula che potrebbe tornare utile a quei governi che, pur solidali con Kiev, non intendono inviare truppe sul campo. Tra questi l’Italia, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, presente a Parigi nonostante qualche maretta interna alla sua maggioranza di governo, che ha ribadito il no all’invio di militari se non nel quadro di una missione con mandato ONU.

Intanto, dal fronte diplomatico, arrivano segnali di apertura: sono infatti in corso a Riad, in Arabia Saudita, colloqui tra Stati Uniti e Russia, dopo che la delegazione americana ha incontrato quella ucraina.

Il Cremlino, da parte sua, ha chiarito le sue condizioni per accettare una tregua: il ritiro immediato delle forniture militari occidentali all’Ucraina, inclusa l’intelligence, e lo stop alla mobilitazione in corso nel Paese aggredito. Mosca, inoltre, si dice favorevole a una forza multinazionale purché non sotto egida NATO, ribadendo la propria opposizione alla presenza dell’Alleanza Atlantica in territorio ucraino.