CANBERRA - La Coalizione intensifica le pressioni sul governo dopo le rivelazioni sulle spese di viaggio del ministro delle Comunicazioni, Anika Wells, chiedendo che la questione venga esaminata dall’Independent Parliamentary Expenses Authority.

Il caso è esploso quando è emerso che il viaggio di Wells e di tre collaboratori a New York, per presentare alle Nazioni Unite il divieto australiano ai social media per gli under 16, è costato quasi 100mila dollari.

Il senatore James Paterson ha definito la cifra “straordinaria” e ha chiesto che venga fornita una giustificazione pubblica. Altri dettagli sui viaggi del ministro — tra Parigi, Thredbo e Adelaide — hanno contribuito ad alimentare il dibattito sulle spese ministeriali.

Wells avrebbe dovuto volare negli Stati Uniti sull’aereo del primo ministro, ma il viaggio fu rinviato a causa del blackout che colpì i servizi d’emergenza di Optus. “Dovevo essere in due posti contemporaneamente”, ha detto Wells, spiegando che il viaggio è stato prenotato da un’agenzia indipendente e approvato nel rispetto delle regole.

Il primo ministro Anthony Albanese ha difeso la collega, sottolineando che i costi rientravano nelle linee guida, e che il lavoro svolto a New York ha ottenuto una forte attenzione internazionale.

Wells — che ricopre anche la delega allo Sport — ha effettuato tre viaggi a Parigi nell’arco di un anno per il Mondiale di rugby, le Olimpiadi e le Paralimpiadi, per un costo complessivo di circa 116mila dollari. Era stata autorizzata a spendere 6mila dollari in pasti per cinque giorni, ma ha affermato di aver spesso consumato solo una barretta durante gli spostamenti in auto.

Le critiche dell’opposizione non si sono placate. Alex Hawke ha dichiarato che “non supera la prova del pub” e che le cifre “farebbero arrossire la famiglia reale”.

Wells è stata inoltre interrogata sull’uso dell’indennità di viaggio per partecipare al compleanno di un’amica durante una missione di lavoro ad Adelaide, e per aver portato la famiglia a Thredbo mentre partecipava a incontri istituzionali.

Il ministro, però, ha respinto le richieste di restituzione delle somme: “Lavoro duramente. Ho sempre rispettato le regole e continuerò a farlo”.