BRUXELLES – È quanto è emerso, in sintesi, dal dibattito nella plenaria dell’Europarlamento sulla preparazione del prossimo Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre.

I governi polacco e ungherese (con l’appoggio anche di quello sloveno che però non ha posto il veto al bilancio pluriennale), sostengono che il meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto – che era stato approvato unanimemente, in principio, dal Consiglio europeo a luglio, e che poi è stato trasposto in un un accordo legislativo fra la presidenza di turno tedesca del Consiglio Ue e il Parlamento europeo – non sarebbe in linea con i Trattati Ue.

“Se avete dubbi, avete davanti a voi una via chiara da percorrere: andate davanti alla Corte europea di Giustizia e sottoponete le nuove regole al suo giudizio. E’ quella la sede in cui normalmente risolviamo i disaccordi sui testi giuridici, e non a spese di milioni di europei che stanno aspettando con urgenza il nostro aiuto”, ha detto von der Leyen in aula, rivolgendosi ai governi polacco e ungherese.

Gli europei “hanno bisogno di una risposta urgente da noi. Ne hanno bisogno coloro che hanno dovuto chiudere temporaneamente i loro bar e ristoranti e negozi, coloro che vedono la propria sussistenza minacciata, coloro che temono di perdere il proprio lavoro. E molti di questi sono anche in Polonia e Ungheria”, ha sottolineato la presidente della Commissione.

L’accordo sulla tutela dello stato di diritto e sulla protezione del bilancio comunitario, ha aggiunto von der Leyen “è appropriato proporzionato e anche necessario”, ed è “difficile immaginare – ha osservato – che chiunque in Europa possa avere qualcosa contro questo principio”.

Durante il dibattito in aula, i rappresentanti di quasi tutti i gruppi politici hanno sollecitato il Consiglio ad approvare il bilancio pluriennale e consentire così ai fondi Ue di alleviare la crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19, superando la situazione di stallo, ma senza cedere sui principi dello stato di diritto.

Solo i parlamentari del gruppo conservatore Ecr (a cui appartiene il partito di governo polacco Pis) e di quello dell’estrema destra sovranista Id (in cui milita la Lega) hanno sostenuto la legittimità del veto dei governi di Varsavia e Budapest.

In particolare, Manfrede Weber, il capogruppo del Ppe (la famiglia politica a cui appartiene il premier ungherese Viktor Orban), ha definito il veto di Varsavia e Budapest “irresponsabile”.

“Quando sento le argomentazioni secondo cui la proposta sullo stato di diritto non sarebbe in linea con il Trattato di Lisbona, come dice Orban, io la vedo diversamente: rivolgiamoci allora alla Corte di Giustizia e vediamo chi ha ragione. Così funziona l’Unione europea, non imponendo veti”, ha affermato Weber. E ha concluso: “Il Parlamento europeo non indietreggerà neanche di un millimetro sullo stato di diritto, ed è bene che sia la Commissione a gestirlo, per utilizzarlo in qualunque Stato membro”.