WASHINGTON - Gli Stati Uniti hanno approvato una vendita di armi a Taiwan da 11,1 miliardi di dollari, la più ampia mai autorizzata a favore dell’isola.
L’annuncio, diffuso mercoledì (oggi in Australia), rappresenta la seconda decisione di questo tipo sotto l’attuale amministrazione del presidente Donald Trump e si inserisce in una fase di pressione militare e diplomatica sempre più intensa da parte di Pechino, che rivendica la sovranità su Taiwan.
Il pacchetto comprende otto categorie di armamenti, tra cui sistemi lanciarazzi HIMARS, obici, missili anticarro Javelin, droni “loitering munition” Altius e componenti per altri equipaggiamenti, ha comunicato il ministero della Difesa taiwanese. Secondo Taipei, la fornitura contribuirà a rafforzare le capacità di autodifesa e a sviluppare una deterrenza efficace, facendo leva su strumenti di guerra asimmetrica ritenuti cruciali per la stabilità regionale.
La vendita è ora nella fase di notifica al Congresso statunitense, che ha la possibilità di bloccare o modificare l’operazione, anche se il sostegno a Taiwan è tradizionalmente trasversale tra i due principali partiti. In una serie di note separate, il Pentagono ha spiegato che l’accordo risponde agli interessi nazionali, economici e di sicurezza degli Stati Uniti, sostenendo gli sforzi di modernizzazione delle forze armate taiwanesi e il mantenimento di una capacità difensiva credibile.
Negli ultimi anni, anche su impulso di Washington, Taiwan ha accelerato la trasformazione del proprio apparato militare puntando su sistemi mobili, più agili e meno costosi, come droni e missili a corto raggio, capaci però di colpire in modo mirato. La portavoce dell’ufficio presidenziale, Karen Kuo, ha ringraziato gli Stati Uniti, ribadendo l’impegno dell’isola a portare avanti riforme della difesa e a dimostrare la determinazione a proteggersi.
Il presidente taiwanese Lai Ching-te ha annunciato il mese scorso un bilancio supplementare per la difesa da 40 miliardi di dollari, valido dal 2026 al 2033, affermando che sulla sicurezza nazionale “non c’è spazio per compromessi”. Pechino non ha rilasciato commenti immediati sull’ultima decisione statunitense.
Secondo Rupert Hammond-Chambers, presidente dello U.S.-Taiwan Business Council, sistemi come gli HIMARS, già ampiamente utilizzati dall’Ucraina contro le forze russe, potrebbero rivelarsi determinanti nel contrastare un’eventuale invasione. A suo giudizio, la vendita record risponde sia alla minaccia cinese sia alla richiesta di Trump che alleati e partner investano di più nella propria difesa.
L’annuncio fa seguito a una visita non pubblicizzata del ministro degli Esteri taiwanese Lin Chia-lung nell’area di Washington, dove avrebbe incontrato funzionari statunitensi. Pur mantenendo relazioni diplomatiche formali con Pechino, gli Stati Uniti restano il principale fornitore di armi di Taiwan e, per legge, sono tenuti a garantirle i mezzi per difendersi.
Una politica che continua a essere una fonte costante di attrito con la Cina, mentre la competizione strategica nella regione dell’Indo-Pacifico resta al centro delle priorità di sicurezza di Washington.