WASHINGTON - Gli Stati Uniti hanno chiesto all’Australia di unirsi a una coalizione internazionale per contrastare il dominio della Cina sul mercato mondiale dei minerali critici, fondamentali per le tecnologie del futuro. Tra questi, litio, cobalto e rame, indispensabili per la produzione di batterie, veicoli elettrici e sistemi di difesa avanzati.
Il segretario al Tesoro americano Scott Bessent ha definito la contesa “una sfida tra la Cina e il resto del mondo”. Durante un intervento alla rete CNBC, ha dichiarato: “Parleremo con i nostri alleati in Europa, con l’Australia, il Canada, l’India e le democrazie asiatiche. Serve una risposta collettiva, perché i burocrati di Pechino non possono gestire la catena di approvvigionamento per il pianeta intero”.
La Cina ha recentemente imposto restrizioni più rigide all’esportazione di terre rare, un gruppo di metalli strategici utilizzati non solo per prodotti civili come smartphone o auto elettriche, ma anche per tecnologie militari — dai missili ai jet da combattimento.
In risposta, il presidente Donald Trump ha minacciato di introdurre dazi del 100% sulle importazioni cinesi, mentre la sua amministrazione lavora dietro le quinte per ridurre la dipendenza dalle forniture di Pechino. In questo quadro, l’Australia — che dispone di alcune delle riserve più ricche al mondo — è ritenuta un partner chiave per costruire catene di fornitura più sicure.
Il ministro del Tesoro Jim Chalmers incontrerà questa settimana a New York il direttore del Consiglio economico statunitense, Kevin Hassett, per discutere di un possibile accordo sui minerali critici.
Anche il ministro dell’Industria della Difesa Pat Conroy, in visita negli Stati Uniti in vista dell’incontro del primo ministro Anthony Albanese con Trump, ha confermato che “la Casa Bianca è fortemente interessata alla cooperazione sulle terre rare e sui minerali strategici”.
Il tema sale alla ribalta in un momento di raffreddamento dell’opinione pubblica australiana nei confronti di Washington: un sondaggio dello United States Studies Centre indica che solo il 16% degli australiani considera positivo per il Paese il secondo mandato di Trump, mentre il sostegno all’alleanza militare con gli Stati Uniti è sceso al 42%, 13 punti in meno rispetto al 2024.
Nonostante le tensioni politiche, l’interesse reciproco su difesa e materie prime strategiche sembra destinato a rafforzare ulteriormente la cooperazione tra Canberra e Washington.