NEW YORK – È stato un vertice carico di tensione quello che si è svolto sabato al Palazzo di vetro dell’Onu per il voto sulla proposta di un cessate il fuoco immediato a Gaza.
Gli Stati Uniti hanno posto il veto sulla bozza di risoluzione, di fatto bloccandola, nonostante i 13 voti favorevoli e l’astensione del Regno Unito.
L’ambasciatore americano all’Onu, Robert Wood, ha spiegato che il veto statunitense è stato giustificato dalla mancanza nel testo, di una condanna ad Hamas e dell’esplicito riferimento al diritto alla difesa di Israele, rendendo la bozza troppo “sbilanciata”.
“Siamo stati costretti a votare contro”, ha affermato il diplomatico, spiegando che “gli Stati Uniti sostengono fermamente una pace duratura”, ma che una tregua ora “non farebbe altro che gettare i semi per la prossima guerra”.
Il direttore di Human rights watch all’Onu, Louis Charbonneau, ha replicato facendo sapere che gli Stati Uniti rischiano la “complicità in crimini di guerra” a Gaza con il veto per bloccare la risoluzione del cessate il fuoco delle Nazioni Unite.
“La brutalità perpetrata da Hamas - ha ribadito il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, rilanciando la proposta di una tregua umanitaria - non potrà mai giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”.
Anche il presidente palestinese Abu Mazen ha espresso il suo dissenso rispetto al veto statunitense, definendolo “aggressivo, immorale e una palese violazione di tutti i valori e i principi umanitari. Gli Usa - ha aggiunto - sono responsabili dello spargimento di sangue di bambini, donne e anziani palestinesi a Gaza per mano dell’occupazione”.
E al coro dei Paesi arabi che si sono schierati contro Washington, si è aggiunta anche la Turchia, il cui presidente Erdogan ha accusato che “dal 7 ottobre il Consiglio di sicurezza è diventato un consiglio per la protezione e la difesa di Israele”.
Da Israele è arrivato invece il ringraziamento, da parte del ministro degli Esteri Eli Cohen, che ha ringraziato gli Usa per il loro “sostegno nel continuare la lotta per riportare a casa gli ostaggi ed eliminare Hamas”, ma ha anche dato una stoccata al segretario generale Guterres accusandolo di stare dalla parte di Hamas: “La richiesta dell’Articolo 99, non avanzata per la guerra in Ucraina o in Siria, è un altro esempio della posizione parziale e unilaterale di Guterres”.
Se sul piano diplomatico il cammino verso la pace sembra tutto in salita, anche sul campo la battaglia non accenna a placarsi.
Le Brigate Ezzedin al-Qassam, l’ala militare di Hamas, hanno diffuso un video che mostra il cadavere di un soldato israeliano morto, secondo i miliziani palestinesi, a seguito di un blitz fallito per liberarlo tentato dalle forze israeliane.
Il filmato mostra, in poco meno di due minuti, il militare rapito e ancora illeso prima e poi il suo cadavere. A riguardo il portavoce militare Daniel Hagari, ha ammesso che l’operazione si è conclusa senza la liberazione di alcun ostaggio, limitandosi ad affermare che “numerosi terroristi sono stati uccisi” e due soldati sono rimasti feriti in modo non grave, senza confermare la versione dei miliziani sul militare ucciso. “Hamas tenta di ricorrere all’arma del terrorismo psicologico. Bisogna astenersi dal diffondere voci infondate”, ha esortato.
Ma questa è una guerra che sembra combattersi anche a colpi di filmati e immagini shock, l’ultimo arriva dall’esercito israeliano, che ha diffuso un video dove compare un grande orsacchiotto di peluche ritrovato in una scuola, all’interno del quale sarebbero state nascoste armi e munizioni.
Non solo, Israele ha anche denunciato che Hamas avrebbe lanciato dei razzi dalla ‘zona umanitaria’ approntata nell’estremità sud della Striscia di Gaza per accogliere gli sfollati da altre aree. “Tutto ciò dimostra - ha affermato il portavoce militare - che Hamas utilizza la ‘zona umanitaria’ messa a punto da Israele per attività terroristica”.
Il ministero della Sanità di Hamas ha intanto fatto sapere che i morti nella Striscia hanno superato le 17mila persone, mentre la situazione umanitaria si fa sempre più drammatica per la mancanza di acqua, cibo, medicine e per l’estendersi della battaglia anche a sud, dove nella zona di Khan Younis si combatte strada per strada in un’operazione che, ha fatto sapere Netanyahu in un colloquio con Biden, potrebbe durare altre tre o quattro settimane.
Qui, secondo Tel Aviv, avrebbe trovato rifugio il leader di Hamas Sinwar, dopo essere fuggito da Gaza City nascondendosi in un convoglio umanitario.
Anche a nord non si fermano i combattimenti nella zona del campo profughi di Jabalya, ma sono sotto tiro anche obiettivi di Hezbollah in Libano, dove l’aviazione israeliana avrebbe colpito alcune postazioni militari da cui sarebbero stati lanciati razzi in territorio israeliano.