Vent’anni fa nasceva, per mano di tre giovani ex impiegati di PayPal, YouTube. L’idea iniziale dei fondatori era quella di dare vita a una piattaforma di appuntamenti all’interno della quale gli utenti potevano caricare dei brevi video di presentazione.
Ma nel giro di poche settimane quel progetto falliva miserabilmente. Eppure, quei 25enni capirono subito di aver creato un eccezionale servizio per caricare i video.
Oggi YouTube, concepito quasi come un social, cui si accede spesso nei momenti di pausa, quando si vuol vedere un qualcosa che non sia necessariamente un film, si posiziona al primo posto davanti a tutte le piattaforme streaming. Si può scegliere tra contenuti di pochi minuti oppure video più complessi. In poche parole, è sempre a portata di smartphone e questo si riflette anche nelle scelte che gli utenti fanno a casa. È il mezzo che permette di raggiungere una più vasta platea di utenti e di pubblico.
Sui numeri straordinari che YouTube da vent’anni raggiunge, influisce anche il tema non indifferente legato ai costi. Molti utenti preferiscono accollarsi le pubblicità, che tanto troverebbero anche guardando un canale della Tv tradizionale, e accedere gratuitamente e senza pagare abbonamenti. Mentre sulle altre piattaforme, per vedere contenuti, quasi sempre interrotti da pubblicità, devi pagare. Su YouTube è tutto gratis.
In un periodo ormai inflazionato di podcast, i gusti degli spettatori cambiano, in base agli eventi o alle curiosità. Occorre sempre guardare ai comportamenti di chi chiede il servizio, senza però snaturarsi del tutto. E poi c’è il ruolo della divulgazione, su cui questa piattaforma gioca da tempo un ruolo primario, soprattutto per i più giovani.
Oggi c’è una cultura digitale diffusa, che consente ai creator di colmare il divario siderale di una volta. Cercare di fare informazione anche su queste piattaforme non solo è possibile, ma è doveroso. La gente usa i social e, se non si interviene lì, si rischia di lasciare il pubblico in balia unicamente di chi vede le piattaforme come un mezzo su cui speculare. Vent’anni fa non c’erano gli smartphone, non c’erano le smart Tv, ci si meravigliava dei primi cellulari con le video-chiamate.
Nessuno sapeva verso dove si era diretti, nemmeno forse chi materialmente ha inventato YouTube. E oggi è impossibile prevedere cosa ci sarà di nuovo fra un paio d’anni.
Nel mondo di oggi, si rischia di diventare antiquati anche fra 20 giorni se non ci si aggiorna costantemente. Dunque, anche YouTube si muove attorno a un punto cardine: aggiornarsi senza snaturarsi.