Serena Williams aveva scelto la sua New York, l’ultimo ballo di Roger Federer sarà invece a Londra, in quella Laver Cup che lui stesso ha ideato qualche anno fa.
Il Re lascia e il mondo del tennis diventerà orfano di uno dei suoi più grandi interpreti di sempre, se non il più grande.
Alla fine il suo fisico martoriato dagli infortuni lo ha costretto a prendere coscienza dell’amara realtà: a 41 anni è arrivato quel momento che nessuno sperava arrivasse mai. In campo per l’ultima volta a Wimbledon nel 2021, eliminato ai quarti da Hurkacz, Federer annuncia quello che un pò tutti ormai si aspettavano: dopo la Laver Cup della prossima settimana appenderà la racchetta al chiodo.
“Giocherò ancora a tennis in futuro ma ovviamente non negli Slam o nel circuito”, l’annuncio in una lunghissima lettera pubblicata sui social. “Come molti di voi sanno, gli ultimi tre anni si sono presentati come delle sfide sotto forma di infortuni e operazioni - le sue parole - Ho lavorato duro per tornare in forma e competitivo. Ma conosco anche le capacità e i limiti del mio corpo e l’ultimo messaggio è stato chiaro. Ho 41 anni, ho giocato oltre 1500 incontri in 24 anni. Il tennis mi ha trattato con più generosità di quanto avessi mai sognato, e devo ora riconoscere che è il momento di mettere fine alla mia carriera”.
Una decisione difficile, che lui stesso definisce “agrodolce, perchè mi mancherà tutto quello che il circuito mi ha dato. Ma allo stesso tempo c’è tanto da festeggiare. Mi considero una delle persone più fortunate sulla Terra. Mi è stato dato un talento speciale per giocare a tennis e l’ho fatto a un livello che non avrei immaginato e molto più a lungo di quanto avrei mai pensato fosse possibile”.
Re Roger è consapevole del suo posto nella storia, merito anche di rivali come Nadal e Djokovic (“Ci siamo motivati l’uno con l’altro e insieme abbiamo portato il tennis a nuovi livelli”, riconosce senza citarli direttamente), e per questo, guardandosi indietro, “gli ultimi 24 anni sono stati un’incredibile avventura. Ho riso e ho pianto, ho provato gioia e dolore ma soprattutto mi sono sentito vivo. Quando è iniziato il mio amore per il tennis ero solo un raccattapalle a Basilea. Ero solito guardare gli altri giocare con un senso di meraviglia, erano come giganti per me e ho iniziato a sognare. I miei sogni mi hanno portato a lavorare più duramente e ho iniziato a credere in me stesso. Alcune vittorie mi hanno portato fiducia e ho seguito la mia strada nel più incredibile dei viaggi che ha portato a questo giorno”.
Cala dunque il sipario su un giocatore che, per usare le parole del presidente Atp Andrea Gaudenzi, “ci ha reso fieri e fortunati del fatto di far parte dello stesso sport”.
Elegante, vincente, dominante. Federer è stato questo e molto di più. Ben 310 settimane da numero uno - solo Djokovic ha fatto meglio - di cui 237 di fila, dal 2 febbraio 2004, ad appena 22 anni, al 18 agosto 2008. A Milano, nel 2001, la prima affermazione nel circuito: in tutto 103 tornei vinti, dietro solo Connors (109), compresi 28 Masters 1000 e 20 Major (6 Australian Open, un Roland Garros, 8 Wimbledon e 5 Us Open).
Il trionfo di Parigi nel 2009 gli valse il Career Grand Slam, poi un mese dopo il successo sull’erba londinese che gli consentì di superare il record di Slam di Sampras (fermatosi a 14) e poi superato da Nadal (22) e Djokovic (21).
In tutto 1251 match vinti (anche qui solo Connors ha fatto meglio con 1274), con una marcia incredibile fra il 2004 e il 2006: 247 successi a fronte di 15 sconfitte, oltre il 94% di vittorie.
E ancora: una Coppa Davis e l’oro olimpico in doppio con Wawrinka a Pechino 2008. Nemmeno il passare degli anni e la crescita dei rivali lo ha fermato: nel 2016 l’intervento al ginocchio, l’anno dopo i successi a Melbourne e Wimbledon - il primo dal 2012 - con tanto di bis in Australia l’anno dopo, per quello che sarà il suo ultimo Major.
Diventato il 19 febbraio 2018 a 36 anni il più vecchio numero uno dell’era Open, andrà a un passo dal vincere di nuovo Wimbledon nel 2019, fermato in finale da Novak Djokovic e dopo aver sprecato due match-point.
Sarà il suo canto del cigno, perchè dalla stagione successiva le ginocchia inizieranno a tormentarlo: appena sei match nel 2020, complice anche la pandemia, 13 l’anno scorso, col già citato epilogo a Wimbledon contro Hurkacz. Ora la Laver Cup, in squadra con i suoi migliori amici/nemici Nadal, Djokovic e Murray, per l’ultimo grande show di Re Roger.