ROMA - Dai pali al ruolo di dirigente. Sempre a Coverciano, sul campo e negli spogliatoi, un ambiente che Gianluigi Buffon conosce alla perfezione per averlo frequentato e vissuto negli ultimi 30 anni. Campione del mondo nel 2006, l’ormai ex portiere ha annunciato il ritiro dal calcio mercoledì scorso, ricevendo una valanga di messaggi d’affetto e di incoraggiamento.

Ora una nuova sfida sempre in azzurro per iniziare una nuova carriera nel calcio. Sarà il nuovo capo delegazione della Nazionale, il ruolo rimasto vacante dopo la scomparsa, a gennaio, di Gianluca Vialli.

Primatista di presenze in Nazionale (176), Buffon ha sciolto le riserve questa mattina, accettando la proposta ricevuta nei giorni scorsi dal presidente della Figc, Gabriele Gravina: da settembre sarà di nuovo nel gruppo azzurro, atteso dalle sfide con la Nord Macedonia (sabato 9 settembre, National Arena Todor Proeski, Skopje, ore 20.45) e Ucraina (martedì 12 settembre, Stadio “G. Meazza”, Milano ore 20.45) nella corsa verso Euro2024 Germania.

“È un grande giorno per la Nazionale italiana - dichiara il presidente della Figc Gabriele Gravina - perché Gigi torna a casa. Buffon è un’icona del nostro calcio e una persona speciale. La sua passione, il suo carisma e la sua professionalità saranno determinanti per scrivere una nuova pagina entusiasmante di questo straordinario racconto d’amore che è la maglia azzurra. Sono personalmente molto soddisfatto perché riportarlo nel Club Italia, coinvolgerlo nel nostro progetto, era un mio obiettivo da diverso tempo. In lui vedo le qualità di un dirigente di alto profilo e in Figc può iniziare il secondo tempo della sua vita nel mondo del calcio. L’augurio che gli rivolgo è di viverlo con le stesse soddisfazioni che hanno costellato la sua carriera da calciatore”.

“Torno in Nazionale - commenta il neo capo delegazione della Nazionale Gigi Buffon - perché quel bambino che 30 anni fa varcava per la prima volta il cancello di Coverciano ha ancora voglia di sognare e di vivere questo sogno insieme ai tifosi italiani. Fin dal primo contatto di questi ultimi giorni con il presidente Gravina e poi con Mauro Vladovich avevo già deciso di dire di sì, ma abbiamo dovuto verificare alcuni aspetti tecnici; la Nazionale viene prima di tutto e niente mi avrebbe impedito di tornare a casa”.

“La maglia azzurra - prosegue Buffon - è sempre stata parte della mia vita: l’ho indossata con orgoglio e onorata con impegno, mi ha regalato emozioni uniche, ho pianto quando abbiamo vinto il Mondiale e quando non siamo riusciti a qualificarci. Ho avuto il privilegio di poter essere l’unico portiere in 113 anni a poter vestire l’azzurro, oltre ai vari colori delle maglie da portiere ed è stato un omaggio che ho apprezzato moltissimo. Il rapporto con la Nazionale dall’Under 15 alla Maggiore è stato viscerale: ogni convocazione, ogni allenamento, ogni partita, tutto è stato speciale, perché in quei momenti senti di essere lì a rappresentare la tua Nazione, la tua gente, e quella immensa responsabilità mi ha sempre dato la forza per non mollare e per rialzarmi dopo ogni caduta. Mi metterò subito a disposizione di Roberto Mancini e del gruppo, entrando in punta di piedi, perché ho sempre pensato che in Nazionale non contano le medaglie che hai sul petto ma l’impegno, il sacrificio, la disponibilità verso i compagni e lo staff che sei disposto a mettere giorno per giorno. E queste caratteristiche mi appartengono da sempre e mi accompagneranno anche fuori dal campo”.

“Essere al posto che è stato per anni di Gigi Riva, un esempio come uomo e come calciatore, è un onore e oggi sarà la prima persona con cui parlerò per avere da lui qualche suggerimento - prosegue ancora Buffon -. Poi ovviamente sentirò anche il CT con il quale ci vedremo appena possibile. Anche se mi ha segnato il gol più bello della sua carriera, o quasi, a Parma (il riferimento è al gol di tacco del Mancio in un Parma-Lazio 1-3 del 17 gennaio ‘99), ma l’ho già perdonato, sono una persona di grandi sentimenti - scherza Buffon -. Oggi mi piace infine ricordare tre persone che credo sarebbero felici di questa scelta: Gianluca, che mi ha preceduto in questo ruolo; Davide, che con me e Daniele ha passato tanti giorni in Nazionale; Spazzolino, una persona buona tra i primi ad accogliermi a Coverciano”.

Il 4 settembre Buffon varcherà di nuovo il cancello di Coverciano che per lui è come tornare casa.

La prima volta lo fece nella stagione 1992-93, da giovane promessa destinata a bruciare le tappe nelle Giovanili, tanto da passare in 2 anni e mezzo all’Under 21 (Cesare Maldini lo farà esordire a 17 anni e 11 mesi), per poi scrivere la storia e i record principali della Nazionale maggiore, vincere un Mondiale, sfiorare un Pallone d’Oro, partecipare a 5 Mondiali e chiudere in lacrime la partita che, il 13 novembre 2017 (nello spareggio di San Siro contro la Svezia), gli impedì di diventare l’unico calciatore della storia a giocarne 6.

Questa volta lo farà con la divisa da dirigente federale, per la precisione capo delegazione degli azzurri, un ruolo importante e prestigioso anche per chi lo ha ricoperto in passato, a cominciare dal grande Gianluca Vialli, capace di offrire un contributo decisivo per il trionfo agli Europei del 2021.

Un ruolo fondamentale, per il quale Buffon dovrà diventare “il punto di riferimento per i calciatori, soprattutto i più giovani; il custode dell’identità, dei valori e della storia della Nazionale; una figura in grado di supportare il Ct nella gestione del gruppo fuori dal campo ed essere da esempio per tutti; il rappresentante della squadra e della federazione, in assenza del presidente, nelle occasioni ufficiali - sottolinea la Figc -. Un ruolo che per Buffon non sarà del tutto nuovo: per gli anni condivisi in Nazionale con Gigi Riva, per quelli vissuti con i gradi di capitano, per quello che Gianluca Vialli, capo delegazione che lo ha proceduto fino alla scomparsa nel gennaio scorso, ha lasciato nei cuori e nella memoria di tutti i tifosi azzurri”.