REGGIO CALABRIA - Cinquant’anni fa la rivolta reggina.Era l’estate del 1970 quando si materializzò un evento lacerante, definito rivolta fascista per il ruolo che assunse il Movimento Sociale Italiano. Tutto ebbe inizio, però, quando l’allora sindaco, Piero Battaglia (Democrazia cristiana), con il suo “Rapporto alla città” , informò i cittadini dell’accordo politico-istituzionale in atto, sull’asse Catanzaro-Cosenza, ai danni di Reggio Calabria. 

Fu la scintilla di una rivolta, passata alla storia come i “Moti di Reggio Calabria”, che diventerà inarrestabile all’indomani della decisione di convocare a Catanzaro la prima seduta del neo eletto Consiglio regionale calabrese. Un corteo spontaneo partì dal quartiere Santa Caterina. Da sei che erano in partenza, divennero 30.000. E così Reggio divenne teatro di una guerriglia urbana senza precedenti. In piazza scesero tutte le categorie professionali. Fu anche la rivolta delle donne. Persino la Curia, tra polemiche e feroci attacchi, difese la protesta per il capoluogo. il capoluogo finì allo sbando. 

Molti quartieri si autoproclamarono indipendenti, come la “Repubblica di Sbarre” e il “Gran ducato di Santa Caterina”. 

La protesta non risparmiò il centro, teatro di roghi, assalti, scontri con la “celere” che culminarono con l’assedio e l’incendio della Questura e che solo grazie alla lungimiranza del questore Emilio Santillo, non si trasformarono in tragedia. 

Da Roma, il governo non accettò mediazioni, rispose con la forza e fece in modo che l’informazione pubblica dei tg nazionali mettesse la sordina alla protesta. Ma la rivolta occupò le prime pagine dei quotidiani nazionali. 

Alla fine rimasero i morti, cinque, tre civili e due poliziotti, i tanti feriti, gli arresti e i processi che continuarono per anni e le oscure vicende che fecero della rivolta di Reggio del ‘70, una sorta di campo d’addestramento di un più ampio progetto della destra eversiva, quella che voleva sovvertire l’ordine democratico. E i legami con oscuri settori massonici e della ‘ndrangheta in un sodalizio politico-criminale con numerosi attentati, come quello che fece deragliare a Gioia Tauro il treno Torino-Reggio Calabria. Un incidente che provocò la morte di sei persone. 

Si andò avanti fino al 1971 quando Il governo decise di chiudere la partita con la forza, inviando a Reggio reparti dell’esercito e decine di carri armati. 

Arrivarono poi le promesse: il famoso “Pacchetto Colombo” e la concessione a Reggio della sede del Consiglio regionale, gli investimenti della Liquichimica di Saline Joniche, poi operativa solo per pochi mesi, il porto di Gioia Tauro come terminale del V Centro Siderurgico italiano, mai realizzato.