Molte storie di immigrazione narrano di persone fuggite nel dopoguerra, di un lungo viaggio a bordo di una nave verso la nuova terra promessa. Altre, più recenti, parlano di un viaggio più breve, in aereo. Entrambe, però, seppur distanti nel tempo, sono accomunate da un forte desiderio di cominciare una nuova vita, nonostante la miriade di difficoltà, tra nuova cultura e lingua, lo smarrimento e la forte mancanza del paese natìo. Ci sono poi quelle storie – sarcasticamente mi verrebbe da dire, visto i tempi in cui viviamo – un po’ da romanzo d’amore, storie che sono uniche nel loro genere, seppur cariche di simili emozioni, e paure.

Questa è la storia di Carmela e Fausto Reforgiato, che si sono conosciuti per caso nella loro terra natìa, la Sicilia, agli inizi del 2000. “Ero in fila per entrare al Santuario Madonna delle Lacrime a Siracusa e davanti a me c’era questa giovane donna (Carmela). Sai come siamo noi italiani... abbiamo iniziato a parlare e ci siamo subito sentiti in sintonia, perché stavamo vivendo situazioni familiari molto simili”, ricorda Fausto.

Entrambi, nella loro tarda trentina e con figli, stavano difatti navigando le burrascose acque del divorzio. “Ci siamo scambiati le email, promettendo di tenerci in contatto, poiché Carmela già viveva a Melbourne dal 1979”, continua. E così è stato. Una volta di ritorno in Australia, Carmela continua a ricevere le email di Fausto, oltre a un mazzo di fiori e gli auguri per il suo compleanno. “Ci stavamo affezionando”, ammette Carmela, tanto che, nonostante la complicata situazione familiare in Australia, decide di visitare Fausto nel 2002.

Nel 2003 è invece la volta di Fausto a Melbourne: “L’Australia, allora, mi sembrava bella, anche perché come Paese era molto diverso rispetto a oggi”. Dopo un mese, Fausto deve ritornare alla sua divisa: “Appena compiuti i diciotto anni, ho intrapreso la carriera nell’Esercito italiano. Dalla manutenzione dei carri armati sono passato alla parte amministrativa. Mi piaceva molto come vita, ma ovviamente mi portava tanto fuori casa e lontano dalla famiglia”, confessa Fausto. Ma l’amore per Carmela stava crescendo in maniera esponenziale, tanto da cominciare a far vacillare la passione e la dedizione per il suo Paese. Fausto ritorna quindi in Australia alla fine del 2003, questa volta per quattro mesi e con la testa non più da turista, ma da qualcuno che ha intenzione di restare.

Cambia la testa, ma cambia anche la percezione di quella nuova terra: “Ho capito che l’Australia non era fatta per me. Il cambio di cultura è stato scioccante – tutto troppo grande e dispersivo. Per andare a trovare qualcuno, devi attraversare almeno 15 chilometri, quando in Italia è differente: in due passi ci sei. Poi mi sono trovato qui [a Pascoe Vale] e per me era come se abitassi in campagna. Quando uscivi di casa, non c’era nessuno. C’era solo un anziano con il cane, che passava tutti i giorni alle 10:30am, arrivava fino in fondo alla strada e tornava giù. E poi lo rivedevi alle 4:30pm. Una totale depressione!”. Questo forte senso di desolazione e la grande barriera linguistica scoraggiano l’ormai 40enne Fausto che, a malincuore e tra le lacrime di Carmela, fa ritorno in Italia. Da una parte, quindi, si ritrova ad affrontare il forte amore per l’Arma, la situazione familiare – i due figli ancora non erano maggiorenni e non voleva lasciarli – e lo straordinario attaccamento alle sue radici, che ci ha tenuto a sottolineare più volte durante l’intervista. Dall’altra parte, però, c’è l’amore travolgente per una donna che vive dall’altra parte del mondo, ma che è più vicina rispetto a quello che lo circondava.

“Un giorno di febbraio 2004, ero nell’ufficio della caserma, mi sono alzato all’improvviso dalla sedia e mi sono diretto verso la porta. Il collega mi chiede: ‘Fausto, che fai? Io ti conosco; vuol dire che hai qualche sparata da fare!’. Ma io non lo ascoltavo più. Sono andato diretto dai miei superiori e ho dato le dimissioni”. 

Il ricongiungimento con la sua amata Carmela, però, non è semplice: una firma dal Ministero in cui si accettano le sue dimissioni dall’Esercito sembra non arrivare mai, nonostante molti degli effetti personali di Fausto siano già arrivati oltreoceano. “Questa benedetta firma è poi arrivata. Il primo giugno 2004 ho lasciato la divisa per sempre. Ho fatto i bagagli, un ex collega e suo figlio mi hanno accompagnato in aeroporto e sono partito”, ricorda commosso, conservando ancora quella divisa nell’armadio della casa che sta felicemente condividendo con Carmela a Pascoe Vale. “Ma non voglio mostrartela, altrimenti mi metto a piangere”.

Fausto ammette di aver pensato a lavorare nell’Esercito australiano, ma l’idea di doversi trasferire a Darwin, lontano da Carmela, e ricominciare tutto daccapo, lo ha fatto desistere.

Nonostante Fausto si sia integrato a Melbourne – è infatti parte dei Cavalieri di Betlemme, mentre Carmela lavora al Co.As.It. nei servizi di assistenza agli anziani –, la lontananza dall’Italia si fa sentire, sfociando spesso in periodi di profonda tristezza. Di comune accordo, i due decidono quindi di rientrare in Italia per una vacanza ogni due anni. “Per ricaricare le batterie – ammette Fausto –. E anche perché sono italiano; è la mia cultura e non la lascerò mai. Alcune volte non capisco le vecchie generazioni di immigrati italiani che sono venuti qui; hanno lavorato tanto e, in alcuni casi, hanno rinunciato alla loro cittadinanza o hanno dimenticato la lingua. Io non ce la faccio a dimenticare o a parlare male dell’Italia. Capisco che si scappava da momenti molto difficili, ma i momenti complicati ci sono anche qui. Ognuno, alla fine, è padrone del proprio destino, ovunque tu ti trovi. Io sono italiano e non mi vergognerò mai di questo”.