Chiedetelo a Sinner, sconfitto da Alcaraz nella finale del Roland Garros dopo aver avuto 3 match-ball consecutivi nel quarto set con il secondo tentativo dissoltosi per un niente: questione di 2 dita fra l’impatto della pallina e la riga di fondo. Si consoli, l’altoatesino, pensando a Federer che impiegò diverse settimane per metabolizzare la sconfitta del 2019 a Wimbledon ad opera di Djokovic nonostante i due match-point a favore nel tie-break decisivo. Qualcosa di analogo è successo domenica sera quando la splendida Under 21 di Nunziata s’è arresa al quart’ultimo minuto dei tempi supplementari nel quarto dell’Europeo. Direte: accade. Nel 1999 il Manchester United vinse la 44esima finale di Champions League, diretta dal nostro Collina, realizzando due reti nel recupero.

Ma nello stadio di Dunajska Streda, in Slovacchia, gli azzurrini hanno lottato come leoni giocando in 10 per 50 minuti e addirittura in 9 nel recupero del secondo tempo e nei successivi supplementari: doppia ammonizione prima a Gnonto e poi a Zanotti. Con due uomini in meno l’Italia ha acciuffato il pareggio con Ambrosino e ha resistito ai tedeschi, allenati da Tony Di Salvo, figlio di immigrati siciliani, fino a una manciata di secondi dai rigori. Verrebbe da dire “eroici” ricordando il titolo dedicato dal Corriere dello Sport del compianto Tosatti al trionfo di Bearzot nel Mondiale di Spagna 1982.

Più che dagli avversari, la nazionale di Carmine Nunziata è stata sconfitta, direi maltrattata, dal fischietto lituano Lukjancukas che, in particolare a Zanotti, ha mostrato un cartellino giallo di troppo. E qui c’è da chiedersi perché la commissione arbitrale dell’Uefa, guidata dall’italiano Rosetti, ha designato un arbitro proveniente da un campionato di scarsa rilevanza tecnica. “Partita rovinata”, ha commentato il nostro c.t. al quale si può addebitare solo un errore: la sostituzione di Koleosho, autore del primo gol e interprete moderno, invece di quella di Gnonto, ammonito, nervoso e inconcludente. Ma il comportamento dei suoi uomini è stato esemplare dimostrando un attaccamento alla causa azzurra che dovrebbe far riflettere i compagni più grandi strabattuti in Norvegia e vittoriosi di misura con la Moldavia.

I ragazzini, dal temperamento straordinario, non si sono mai arresi. Questa è la differenza. Ne sono rimasti impressionati Gattuso e Buffon, presenti in tribuna. Ne scaturisce una lezione all’ambiente tutto delle nazionali. E con essa una considerazione di non poco conto. Sapete, di questa rappresentativa, quanti hanno giocato seriamente in Serie A? Coppola, Ndour, Ruggeri, Fabbian, Fazzini e Casadei. Sarà bene che i nostri club guardino al loro interno invece di importare giovanotti, neanche di valore, dall’estero, facendo la fortuna di chi interpreta il calcio come business attraverso l’ossessivo “trading”.