VERONA - I “Mussi” non volano più. Termina amaramente la favola Chievo, forse la più bella e sorprendente del calcio italiano. Trentacinque anni di professionismo, trascorsi tra l’allora serie C2 e C1, poi i cadetti e tanti straordinari anni in A. Il Tar del Lazio, infatti, ha infatti respinto il ricorso del Chievo contro la decisione del collegio di garanzia del Coni che, a sua volta, aveva confermato la decisione della Covisoc di escludere il club dalla prossima serie B. 

Si chiude un’era, un periodo che aveva visto una piccola squadra cittadina, espressione di un piccolo borgo della città di Verona, conquistare addirittura i preliminari di Champions League. Una storia con tante meravigliose pagine e tanti protagonisti. Come sono tanti i Chievo da ricordare. Da quello guidato dal giovane Alberto Malesani, capace di vincere il campionato di C e arrivare in serie B, a quello probabilmente più famoso. Al termine della stagione 2001-2002 il Chievo ottiene la qualificazione alla Coppa Uefa da neo-promossa, restando anche in vetta per le prime otto giornate.

I veneti sono allenati da un allenatore friulano dalla idee rivoluzionarie, Luigi Delneri e arrivavano da una storica promozione in Serie A grazie al terzo posto raggiunto nella serie cadetta, diventando così l’unica squadra della storia del calcio italiano a raggiungere la massima serie partendo dalla Terza Categoria, un record che tutt’ora appartiene ai gialloblù. Il Chievo in serie A faceva sorridere, nessuno avrebbe pronosticato la salvezza dei veronesi. E invece i primi segnali che non si fosse trattato di una cenerentola senza lieto fine arrivarono fin dalla prima giornata quando i veneti, all’esordio, batterono con un secco 2-0 la Fiorentina, detentrice della Coppa Italia. 

Fuoco di paglia? Nemmeno per sogno. La marcia dei ragazzi di Delneri fu incredibile. Nelle prime otto giornate il Chievo mise a segno 6 vittorie e un pareggio perdendo solo a Torino con la Juventus per 3-2 dopo essersi trovati in vantaggio di due reti. La squadra perse la vetta alla nona giornata ma rimase stabilmente tra le prime e riprese la prima posizione quando sconfisse l’Inter a San Siro con le reti di Marazzina e Cossato. Era la prima stagione del Chievo nella massima serie, ne seguirono molte altre fino alla sfortunata retrocessione nel 2003, seguita l’anno successivo, da una cavalcata trionfale in serie B, campionato vinto in maniera indiscutibile con Beppe Iachini come timoniere. 

Un Chievo rivoluzionario quello allenato da Delneri. In porta Lupatelli con la maglia numero 10, la difesa a quattro composta da Moro e Lanna sugli esterni, D’Angelo e D’Anna centrali, sulle fasce gli inesauribili Manfredini e Luciano, prima conosciuto come Eriberto, quindi la regia di Corini e il moto perpetuo di Perrotta. Davanti una coppia bene assortita come Corradi e Marazzina con un Cossato riserva di lusso. E’ stato quello il Chievo più bello, certamente il più conosciuto. Come amata e apprezzata è stata la sua bandiera, quella di Sergio Pellissier, fedelissimo sin dalla prima ora. Nomi che in qualche modo hanno scritto la storia di un calcio romantico, lontano dalle grandi città, dalle luci della ribalta. Luci che ora si sono definitivamente spente, portando con sè il ricordo di una squadra che faceva sognare e divertire. Un sogno che si è trasformato in un vero incubo.