ROMA - Alla fine della scorsa settimana e non senza notevoli difficoltà, il due partiti di maggioranza hanno portato a termine la nomina dei 42 tra sottosegretari e viceministri che andranno a completare la squadra di governo. Il combinato disposto che ha messo d’accordo le correnti del Pd e le pretese dei parlamentari 5 Stelle in cerca di un posto al sole, ha quindi assegnato 21 incarichi ai pentastellati 18 ai dem e due a Liberi e Uguali, più uno per il Maie, che appoggiava il governo gialloverde e ora appoggia quello giallorosé, permettendo quindi a Ricardo Merlo di rimanere come sottosegretario alla Farnesina.
Non tutti però sono contenti. Qualche malumore è emerso tra i 5 Stelle esclusi, o per certe rinconferme non brillantissime, come quella di Laura Castelli all’Economia o di Angelo Tofalo alla Difesa, oppure per la nomina di Giancarlo Cancelleri ai Trasporti, catapultato direttamente dal consiglio regionale siciliano dove era stato eletto. E così un’altra delle regole auree del M5s, quella di non saltare da una poltrona all’altra è bella che andata. Ma non si festeggia nemmeno nel Pd, anzi. La pietra dello scandalo è costituita, si dice, dall’assenza di toscani nella squadra di governo, che scandalizza tutti renziani, dal sindaco di Firenze Dario Nardella, che si dice “costernato” a Maria Elena Boschi, aretina, che insinua: “spero non sia una scelta per colpire Renzi”. In realtà pare più che altro una scusa per creare i primi attriti, i primi strappi, ora che il governo è fatto e la paura delle elezioni si allontana. Anche perché, a ben guardare, nella squadra di governo mancherebbero anche i calabresi, però nessuno sembra accorgersene.
Ad accorgersi invece che il centrodestra sta riprovando a mettersi insieme è Dario Franceschini, il macchinatore dietro l’accordo di governo, che infatti comincia a spingere perché la sua creatura sia replicata anche alle elezioni regionali. L’idea sembra eccitare Zingaretti, proprio lui che era il meno convinto del patto di governo, ma piace a molti tra i dem, tra cui Goffredo Bettini, un’altro degli artefici dell’accordo di maggioranza. Luigi Di Maio però è netto. “Non è all’ordine del giorno” dice sicuro, anche se in Umbria i tessitori pare siano già all’opera. Come si dice. Le vie della politica sono infinite. LME