ADELAIDE - “Non riesco a pensare a nessun altro luogo così ben preparato in termini di infrastrutture”, ha dichiarato Lomax-Smith, respingendo i timori che lo stallo diplomatico tra Australia e Turchia abbia rallentato i preparativi.
È passato quasi un anno da quando il premier Peter Malinauskas ha annunciato la candidatura di Adelaide, ipotizzando una scelta entro novembre 2024. Ma la disputa diplomatica tra Canberra e Ankara non è ancora risolta, tanto che resta in campo l’ipotesi di far svolgere l’evento presso gli uffici ONU di Bonn, in Germania. La questione dovrà necessariamente essere sciolta a novembre, in occasione della COP30 di Belém, in Brasile.
Nel frattempo, il governo statale ha già stanziato 8,3 milioni di dollari destinati a sicurezza, trasporti e infrastrutture. Il ministro statale dell’Ambiente, Lucy Hood, ha assicurato che i lavori procedono per garantire che, se Adelaide sarà scelta, la macchina organizzativa sia pronta a muoversi senza ritardi. “Si tratta di un’opportunità unica per il nostro Stato”, ha affermato, sottolineando come il primo ministro Anthony Albanese stia premendo in ogni sede diplomatica per ottenere l’assegnazione.
Secondo Lomax-Smith, Adelaide ha tutte le carte in regola: un centro congressi moderno, spazi ampi e centralizzati, una città pianeggiante e facilmente percorribile a piedi. “Avremo un’area definita per ospitare le attività principali, e sono certa che sarà una COP straordinaria, se vinceremo l’assegnazione”. La scorsa settimana la prima cittadina ha portato la candidatura direttamente a New York, durante la “Climate Week” delle Nazioni Unite.
Il vertice ONU sul clima richiama ogni anno tra i 20mila e i 70mila partecipanti, tra delegati, osservatori e giornalisti. Una portata paragonabile, per numeri e complessità organizzativa, a quella dei Giochi olimpici. Ad Adelaide, il fulcro delle attività sarebbe l’Adelaide Convention Centre, pronto ad accogliere le sessioni principali.
Resta però l’incognita: senza consenso tra i Paesi membri, la scelta del Paese ospitante non può avanzare. L’impasse ha già creato tensioni all’interno dell’ONU, con il rischio di indebolire l’agenda negoziale e l’affluenza internazionale. Tutti gli occhi sono dunque puntati su Belém: lì si deciderà se Adelaide potrà davvero trasformarsi, nel 2026, nel cuore della diplomazia climatica mondiale.