SEUL - La Corea del Sud è con il fiato sospeso, nell’attesa di capire quale sarà lo sbocco politico della lunga e pesante crisi istituzionale che l’attanaglia, il tutto mentre il mondo attorno corre a folle velocità e richiede decisioni politiche rapide e autorevoli.
Il Paese attende a giorni il verdetto della Corte costituzionale, che deciderà se confermare la destituzione del presidente sospeso Yoon Suk-yeol. Intanto le strade sono spesso teatro di grandi manifestazioni di piazza pro e contro.
La Corte costituzionale ha tenuto l’udienza finale e, secondo le previsioni basate sui precedenti, ci si attendeva un verdetto entro due settimane. Ma a oggi non è stata ancora annunciata una data.
Yoon è stato sottoposto dall’Assemblea nazionale a procedura d’impeachment in seguito alla sua decisione di proclamare il 3 dicembre la legge marziale, rovesciata poche ore dopo da un voto parlamentare. Il presidente è stato in seguito è stato arrestato in base a un’inchiesta per abuso di potere, per essere in seguito liberato alcuni giorni fa sulla base di una questione procedurale.
Per domani è attesa un’importante manifestazione pro-Yoon e l’intera polizia della metropoli è in allerta per mantenere l’ordine. Ma si tratta di un passaggio di una mobilitazione che da settimane si manifesta, tra pro e contro Yoon. C’è anche chi, come Kim Kyung-soo, ex governatore provinciale, sta facendo uno sciopero della fame per spingere per la destituzione di Yoon che, come dichiarato al quotidiano giapponese Nikkei Asia, “ha istigato” il conflitto tra i cittadini “con il suo stato d’emergenza”.
I parlamentari del principale partito d’opposizione a Yoon (che è maggioranza in parlamento), il Partito democratico (Pd), e membri di gruppi civici di destra hanno, questa settimana, tenuto cerimonie pubbliche durante le quali si sono rasati i capelli, in un gesto che in Corea del Sud simboleggia estrema disperazione e determinazione.
Il rischio che la pentola in ebollizione esploda è concreto, secondo gli osservatori, e c’è chi teme che vi siano spargimenti di sangue.
Ogni fine settimana, da mesi, i gruppi di destra hanno organizzato raduni nei pressi di piazza Gwanghwamun, a Seul, con predicatori e attivisti che hanno esortato i partecipanti a resistere fisicamente agli sforzi di rimozione di Yoon. Ci sono stati anche incidenti, come quando a gennaio sostenitori di Yoon hanno fatto irruzione nel tribunale di Seul, dopo che questo aveva prorogato l’arresto del presidente sospeso.
C’è stato anche il caso di un anziano che si è dato fuoco nel centro di Seul, lasciando un biglietto in cui affermava che, con la rimozione di Yoon, i comunisti prendevano il potere in Corea del Sud. Nonostante il gesto estremo, secondo quanto ripostato dai giornali locali, l’uomo dovrebbe sopravvivere.
L’altro ieri il Partito democratico ha denunciato l’esistenza di “un complotto terroristico” per uccidere il leader della formazione progressista, Lee Jae-myung, e ha sostenuto di aver ricevuto prove di questa trama. Molti osservatori vedono Lee come il massimo favorito tra i futuri potenziali candidati alla presidenza sudcoreana nelle elezioni che potrebbero seguire di qualche mese un eventuale verdetto di destituzione.
All’inizio dello scorso anno, Lee è stato accoltellato al collo da un aggressore che si spacciava per un suo sostenitore. L’aggressore ha ammesso di aver tentato di uccidere Lee per impedirgli di diventare presidente.