Attraverso il duro lavoro e tanta voglia di mettersi in gioco, Renier si è reinventato a quasi 40 anni, dopo ben due decenni passati a lavorare nella ristorazione tra Italia, America e Australia. 

Lo scorso 10 dicembre, nel nuovissimo Star Casino di Brisbane, Renier ha infatti conseguito la laurea, a pieni voti, come infermiere, di fronte ad amici e familiari.

Ma come si passa dal prendere ordini ai tavoli a lavorare tra le corsie di un ospedale?

“In realtà, ho sempre voluto lavorare come infermiere. Sono cresciuto in una famiglia dove mia mamma era ostetrica e mia zia, infermiera, caposala nel reparto di rianimazione”, racconta Renier. 

La recente crisi pandemica gli ha dato la spinta per cambiare campo lavorativo. La cittadinanza, ottenuta nel 2021, lo ha ulteriormente facilitato nel suo percorso universitario, offrendogli agevolazioni economiche sulle rette. 

Nonostante lo spirito avventuriero di Renier, non è stata una decisione presa a cuor leggero: “Ho iniziato l’università a 36 anni con molti dubbi, vista l’età. In Italia siamo abituati al fatto che è praticamente impossibile cambiare mestiere a 40 anni, mentre, per fortuna, in Australia è ancora possibile”, dice, sottolineando come si sia poi sentito a suo agio quando ha notato altri studenti in età avanzata frequentare il suo corso di laurea.

Nei tre anni di studio, si è destreggiato tra tirocini nelle case di riposo, in ospedali privati e pubblici, e tanta pratica sia in sala operatoria sia nella sala ricoveri. Il tutto mentre ha continuato a seguire i clienti tra i tavoli dei ristoranti di Brisbane: “Il ristorante Southside in Fish Lane, in particolare, mi ha sempre supportato durante quell’intenso periodo di studio-lavoro. Una volta che hanno saputo della mia laurea, hanno insistito per offrirmi una cena, invitando anche mia mamma e mia zia che per l’occasione sono venute a trovarmi dall’Italia”. 

Quando chiedo a Renier perché abbia scelto proprio l’Australia, e in particolare Brisbane, mi parla dell’anno 2009, durante il quale ha lavorato negli Stati Uniti con altri italiani che avevano in progetto di fare un’esperienza Working Holiday in Australia.

Tornato in Italia l’anno seguente, la decisione era quindi quella di partire per l’Australia con uno dei ragazzi conosciuti proprio durante l’avventura americana. Ma il progetto si è interrotto a seguito di un’offerta lavorativa come direttore di sala in un ristorante in provincia di Padova: “Non sono riuscito a dire di no a quella proposta, e quindi ho lavorato lì per quattro anni”, confessa. 

La voglia di viaggiare si è fatta di nuovo sentire, incalzata anche da una vita da paesello sperduto che cominciava a stargli stretta. Grazie al suo contatto in Australia è riuscito subito a trovare un lavoro allo Sheraton Mirage di Port Douglas. Ha poi pianificato lo sponsor, dirigendosi a Brisbane con la convinzione che avesse potuto trovarlo più semplicemente piuttosto che a Melbourne o Sydney. 

“Mi sono spostato a Brisbane con lo Sheraton, ma purtroppo non sponsorizzavano, e quindi ho cercato un altro lavoro da cameriere, trovandolo presso il ristorante Il Centro. Sfortunatamente al colloquio mi hanno detto che neanche loro offrivano il visto 186. Quando mi hanno visto lavorare si sono però ricreduti, e mi hanno permesso di fare domanda. Sono rimasto lì per due anni fino alla residenza permanente”, racconta.

Come per tanti altri immigrati italiani che hanno il privilegio di chiamare l’Australia la loro seconda casa, la strada verso l’agognata cittadinanza per Renier è stata da cardiopalma: “La prima volta che sono arrivato in Australia nel 2014 avevo già 29 anni – dopo i 30 non si può più applicare per il visto Working Holiday. Ho fatto l’ultimo anno del woofing prima che venisse definitivamente cancellato. Ho fatto domanda per la residenza permanente solo qualche mese prima che tutte le regole venissero cambiate. È sempre stato un susseguirsi di eventi in cui non pensavo di farcela e poi ce l’ho sempre fatta”, commenta soddisfatto.

Nei progetti futuri di Renier c’è un possibile Master in Recovery e, tra dieci anni, l’obiettivo è quello di diventare un nursing clinical facilitator, educando così le prossime leve di infermieri professionisti. Tutto questo, sempre a Brisbane: “Ho visto la città crescere – continua –, per esempio, Howard Smith Wharves, dieci anni fa, era una strada sterrata che andava nella deserta New Farm. Oggi invece è piena di vita con i suoi numerosi ristoranti, bar, hotel e una metropolitana in costruzione. Brisbane sta diventando una metropoli come Melbourne e Sydney”.

Se è vero che i 40 anni sono i nuovi 30, Renier ha tutto il tempo per scrivere un nuovo capitolo di vita, ricco di esperienze e storie da condividere.