Se avete mai avuto modo di visitare Philadelphia, in quanti di voi si sono cimentati a correre sulla celebre scalinata del Philadelphia Museum of Art, percorsa più volte da un giovane Sylvester Stallone durante le riprese dell’iconico Rocky?
Robe da film, direbbe qualcuno, ma in realtà la corsa mattutina, come si vede nella leggendaria pellicola del 1976, è uno degli elementi più importanti nella vita di ogni pugile, come conferma Denise Renzi, giovane milanese attualmente residente a Bendigo, che, come Rocky Balboa, ha il pugilato che le scorre nelle vene e si allena ogni giorno per raggiungere un sogno.
“Mi piacerebbe vincere un paio di titoli. Uno sicuramente per lo Stato del Victoria, magari anche un titolo nazionale verso la fine dell’anno, sempre con la Boxing League”, confessa Denise, che al momento pratica pugilato a livello non professionistico nella categoria che va dai 63,5 ai 67,5 chili.
Denise scopre la boxe a Milano dieci anni fa, mentre frequenta la facoltà di Scienze politiche. È amore a prima vista. “Mi piace tutto del pugilato, dall’odore nella palestra agli allenamenti, fino al combattimento sul ring. La folla che grida, chi si alza in piedi a fare il tifo; è un’atmosfera elettrica, anche se è comunque uno sport violento. Fa una certa impressione visto dal vivo; secondo me la televisione davvero non mostra quanto sia scioccante vedere un tale livello di violenza”.
Dopo la laurea, Denise decide di fare un’esperienza Working Holiday in Australia, che però si trasforma in una permanenza ben più lunga dei due anni previsti dal visto. Inizia a lavorare come assistente sociale e, tre anni fa, complice anche una maggiore stabilità lavorativa, la fiamma per il pugilato si riaccende. Denise ritorna ad allenarsi nella palestra Punching Positivity di Bendigo sotto l’attenta guida dall’allenatore Damien Lock.
Sei giorni su sette, per circa tre ore, a seconda della sua forma fisica e della sua routine giornaliera, gli allenamenti iniziano quando fuori è ancora buio: “È importante che il pugile si alzi alle quattro del mattino e vada a correre: devi avere quella capacità cardiovascolare a prescindere”. La giornata prosegue poi con il lavoro in ufficio, e quando tutti finiscono le loro otto ore con una birra, Denise ritorna ad allenarsi. C’è poi anche il tempo dedicato allo studio, per la triennale in Psicologia che frequenta a distanza.
“Serve costanza per questa disciplina. Secondo me, una persona deve avere una personalità alla quale piace avere la stessa routine tutti i giorni. Se io fossi qualcuno che ricerca la novità, non potrei fare questo stile di vita. Devi fare tre cose e fai solo quelle; non c’è proprio spazio per altro. Comunque anche il corpo si stanca. Il pugilato non è solamente andare in palestra e prendere a pugni il sacco. Devi andare a correre al mattino, devi sollevare pesi, devi fare stretching, esercizi con i compagni. E poi c’è lo sparring (simulazione di combattimento) il sabato e, alcune domeniche, anche gli incontri di pugilato”.
Nonostante Denise sia l’unica donna pugile di Bendigo, non ha mai incontrato ostacoli sulla sua strada né ricevuto commenti sessisti, bensì, molte persone appassionate al suo percorso sportivo la fermano spesso per strada.
In palestra, poi, riceve un allenamento equo: “Gli altri ragazzi che hanno molta più esperienza di me mi stanno insegnando tantissimo. Modificano il loro modo di combattere con me, poiché di natura l’uomo ha più forza di una donna”. Un atteggiamento non di favoritismo ma di professionalità, come ci tiene a precisare Denise che puntualizza come, in alcuni casi, si sia ritrovata a combattere con ragazze di una corporatura più piccola rispetto alla sua, e in quelle occasioni anche lei ha dovuto aggiustare il suo stile di combattimento – che definisce “aggressivo”– per permettere all’avversaria di avere un buon match.
Al momento Denise sta lavorando sodo per passare alla categoria professionistica, per la quale ha anche bisogno di uno sponsor. “Nella categoria non professionistica si combatte molto spesso, perché i match sono più corti, solo due minuti, poiché devi fare esperienza. La cosa che mi stupisce sempre è che quando sono in palestra, due minuti sono due minuti. Quando invece sono sul ring, due minuti sono dieci secondi. Prima ancora che te ne sei accorta, l’allenatore ti grida che mancano pochi secondi e tu pensi solo che hai bisogno di più tempo”.
Contemplando un futuro da pugile professionista, Denise ha già la certezza che l’intensità della sua routine giornaliera andrà a diminuire, in quanto i professionisti combattono solo dalle tre alle quattro volte all’anno in match con molte più riprese. Un cambiamento però che presenterà le sue difficoltà, “perché combattere sul ring è un po’ come giocare una partita a scacchi, e quando il livello è alto, la tecnica e autodisciplina devono esser altrettanto”. Difficoltà che, però, non spaventano Denise; anzi, la galvanizzano.