PERTH - Lo scorso 15 febbraio i docenti della WAATI - The Western Australian Association of Teachers of Italian - si sono riuniti per la loro conferenza biennale, presso la Edith Cowan University di Perth. Il convegno, dal titolo L’italiano in evoluzione: idee e risorse per una classe dinamica, si è svolto, per la prima volta, in collaborazione con la Società Dante Alighieri del Western Australia.

L’apertura dei lavori ha visto il saluto del console d’Italia a Perth, Sergio Federico Nicolaci, che ha dato il benvenuto ai presenti sottolineando il continuo appoggio e la costante collaborazione del Consolato con WAATI e con la Società Dante Alighieri, due associazioni i cui membri svolgono un ruolo centrale nella diffusone della lingua e cultura italiana nel Western Australia.

All’intervento del Console è seguita la consegna del ‘WAATI Principal Award’, il riconoscimento che viene assegnato ai presidi che si distinguono per l’incoraggiamento e il supporto al programma d’italiano all’interno e fuori dalle loro scuole. I premiati di quest’anno sono stati Daniel Gooch, preside della St Damien’s Catholic Primary School di Mandurah, e Silvana Vicoli, preside della scuola secondaria Servite College di Perth.

Entrambi hanno ribadito come il programma d’italiano nei loro istituti riesce a fiorire grazie alla passione, all’entusiasmo e al duro lavoro dei docenti d’italiano. 

È stato poi il momento del relatore principale Matt Absalom, professore dell’Università di Melbourne. La sua presentazione Una vita ad insegnare l’Italiano: quali sono gli ingredienti per il successo, è stata un viaggio di condivisione dei suoi trenta anni di carriera nell’insegnamento, con consigli su come costruire un modello basato sulla resilienza e la felicità di docenti e alunni. Antonia Rubino, professoressa associata di Italian Studies dell’Università di Sydney, ha approfondito uno degli argomenti di maggior attualità, ma anche di discussione che ruota intorno alla lingua italiana degli ultimi anni: la questione del genere.

La presentazione ha fornito una panoramica della situazione a partire dagli anni ’80, quando si è cominciato a parlare dell’argomento, mettendo sul tavolo le prime proposte per combattere il linguaggio sessista e promuovere pratiche che rispettino la differenza di genere. Un dibattito che prosegue ancora oggi e che ha implicazioni anche per l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua.

Con Annamaria Paolino e Raelene Gooch, docenti della Edith Cowan University di Perth, ci si è invece concentrati sul benessere degli insegnati e degli studenti, attraverso suggerimenti di risorse e semplici pratiche che possono essere applicati quotidianamente dentro e fuori dalle aule. 

La presentazione di Maria Rosaria Francomacaro dell’Università del Western Australia ha voluto esplorare il mondo del fumetto come strumento efficace per apprendere la lingua. Attraverso un laboratorio pratico, Francomacaro ha permesso ai presenti di apprezzare come questo approccio sia utile per coinvolgere e migliorare le competenze linguistiche degli studenti.

Un altro approccio, proposto da Paola Gallinaro, ha messo in luce quanto le competizioni possano rappresentare per i ragazzi uno strumento inclusivo e motivazionale allo stesso tempo. Mettere in competizione i ragazzi, ha sottolineato Gallinaro, presenta indubbiamente dei vantaggi, ma anche alcuni inconvenienti, che si possono comunque eludere utilizzando piccole strategie per favorire una sana motivazione all’interno della classe.

In collegamento da Roma è intervenuta Barbara D’Annunzio, responsabile dell’educazione e formazione della Società Dante Alighieri, che ha presentato i risultati del progetto Dante Global, permettendo ai partecipanti di esplorare attività e contenuti digitali, con particolare attenzione alla capacità di ascolto. 

La pausa musicale di Etta D’Elia ha poi deliziato i presenti che hanno preso parte a una giornata positiva, arricchente e interessante, dove l’accento è stato posto sugli studenti di lingua italiana, così come sugli insegnanti, fornendo loro un supporto didattico, ma anche emotivo. 

Questa professione, infatti, per l’impegno che richiede nell’ambito delle relazioni interpersonali, è tra quelle a maggior rischio di stanchezza emotiva, rendendo gli insegnanti sempre più vulnerabili, anche in seguito dei cambiamenti introdotti nell’organizzazione scolastica in questi ultimi anni.

Diventa, quindi, più che mai necessario un momento di riflessione e un percorso di crescita che consenta di acquisire strategie non solo didattiche ma anche di prevenzione e di gestione attiva dell’esaurimento emotivo e fisico, il cosiddetto "burnout".