BRESCELLO - Nonostante le condanne per il maxi processo Aemilia, che ha attestato la presenza pesante della ‘ndrangheta in tutta la Regione e in altre zone del Nord Italia, nonostante lo scioglimento del Comune di Brescello, un tempo territorio di Peppone e Don Camillo e oggi dominato dalla criminalità organizzata calabrese, la presenza della mafia in tutta la provincia di Reggio Emilia è ancora forte. 
La scorsa settimana due nuovi arresti condotti dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna continuano infatti a tenere alta l’attenzione sulla famiglia di ‘ndrangheta Grande Aracri, che imperversa ormai da anni nella zona. A finire in manette sono stati Paolo, 29enne figlio di Francesco, uno dei tanti fratelli del boss Nicolino, già in carcere da giugno assieme al padre dopo la misura cautelare della prima sentenza di Grimilde del giugno scorso e Manuel Conte, nato a Viadana 28 anni fa e residente sempre a Brescello, considerato dalla Procura il braccio violento del sodalizio, che aveva picchiato, minacciato e umiliato il titolare del bar “Da Max”, in centro a Parma, per costringerlo a cedere il locale. È stato il racconto dettagliato della vittima a consentire agli inquirenti di ricostruire con precisione l’accaduto e la sentenza del giudice per le indagini preliminari mette a fuoco il valore di questa confessione che ha fatto emergere “intimidazioni, violenze e vessazioni psicologiche” sconosciute alle indagini precedenti.
Nel frattempo, sempre mercoledì scorso, a Catanzaro, si è concluso con 66 condanne per 600 anni di carcere e 38 assoluzioni il processo Stige, incardinato dalla Dda guidata dal procuratore Nicola Gratteri contro una vera e propria holding criminale legata alla cosca Farao-Marincola di Cirò Marina. Tra i reati riconosciuti in primo grado agli imputati da parte dei giudici del Tribunale di Catanzaro ci sono l’associazione a delinquere di stampo mafioso, l’estorsione, il favoreggiamento, la turbativa d’asta e la corruzione elettorale. 
Accanto infatti ai boss e agli affiliati alla cosca, sono finiti alla sbarra anche imprenditori e politici locali tra sindaci, ex sindaci e assessori.