È un triste momento per la comunità italiana, che si trova a ricordare Vincenzo Calati (in foto), a tutti noto come Enzo. Insegnante di italiano appassionato è ricordato dalle parole della figlia Stefania come un uomo che ha costruito e riempito la propria vita, grazie a curiosità, determinazione e all’amore per la conoscenza. “Mio padre era un esempio vivente di come, con la volontà, si possa arrivare ovunque – ha detto Stefania -. Non si è mai arreso davanti a nulla, e ha sempre affrontato ogni sfida con entusiasmo e cuore”.

Nato in Sardegna e cresciuto a Pulsano, in Puglia, Enzo è emigrato in Australia nel 1960, quando aveva quindici anni. Primo di cinque figli, ha dovuto abbandonare gli studi per aiutare la famiglia. Ma, la curiosità intellettuale che lo ha accompagnato per tutto il corso della sua vita, non si era spenta, portandolo a frequentare lezioni serali di inglese e altre materie. “Ha lasciato la scuola a 14 anni, ma è tornato sui banchi più di vent’anni dopo - ha raccontato Stefania -. Forse proprio per questo aveva un senso di meraviglia verso l’apprendimento che l’ha sempre accompagnato. Quando ha ripreso gli studi, il suo mondo si è aperto e ha cominciato a leggere di tutto, di arte, storia, letteratura. Dante, in particolare, lo citava continuamente”.

Con l’incrollabile sostegno della moglie Francesca, con cui avrebbe a breve festeggiato i 50 anni di matrimonio, nel 1977, Enzo si iscrive a La Trobe University, per studiare italiano, spagnolo e storia dell’arte. “Non è stato facile - ha sottolineato Stefania -. Non aveva la preparazione che si acquisisce alle superiori, ma non si è mai arreso”. Consegue la laurea a 37 anni, “orgoglioso di essere un esempio per noi figli.” Da lì comincia la sua lunga carriera da insegnante, capace di lasciare un segno indelebile nella comunità scolastica del Victoria. Il suo primo incarico è al Red Cliffs Secondary College di Mildura, dove ha trasformato la didattica in un’esperienza viva e creativa. “Era un insegnante fuori dagli schemi” ha raccontato Stefania sorridendo. “Certo, insegnava grammatica e verbi, ma soprattutto trasmetteva passione. Amava l’arte e la musica e coinvolgeva tutti. Un giorno ha mostrato ai suoi studenti in classe un video di Raffaella Carrà, rendendosi conto solo durante la proiezione che forse non era il più adatto per dei tredicenni. Aveva temuto che i genitori si sarebbero lamentati, ma la sua spontaneità era così disarmante che finiva sempre per conquistare tutti.” Dopo Mildura, ha passato 15 anni alla Reservoir High School e poi alla Melbourne Girls Grammar. Dal 2008, ha collaborato con la Victorian School of Languages (VSL), dove è rimasto fino alla pensione nel 2021. È al VSL che molti studenti sono venuti a contatto con il suo entusiasmo contagioso e con la sua visione secondo cui imparare una lingua significava aprirsi al mondo e capirlo meglio.

La figlia ricorda anche la sua straordinaria curiosità: “Era capace di spiegarti la Rivoluzione americana, la storia del jazz o la filosofia di Dante con la stessa passione. Guardava il telegiornale ogni sera, leggeva di tutto, e potevi chiedergli qualsiasi cosa: sapeva sempre rispondere”.

Ma la determinazione di Enzo andava oltre l’aula. Negli anni ’90 coglie al volo un’opportunità che lo porta in Indonesia per sei settimane, per imparare la lingua. “Si buttava a capofitto in tutto, senza paura di sembrare ridicolo. Diceva che bisognava restare curiosi, aggiornarsi sempre”.

Stefania, oggi adulta, insieme ai fratelli Chiara e Roberto, porta con sé non solo la lingua e la cultura italiana, ma soprattutto il senso di appartenenza che il padre le ha trasmesso. “In casa parlavamo italiano, e anche adesso cerco di mantenerlo con mia madre. Papà ci ha insegnato che la famiglia è sacra, che le radici contano, e che condividere un pasto o un momento è il modo più vero per sentirsi uniti”.

“Papà era autentico, non cercava di piacere a tutti. Era gentile, umile, ma anche pieno di passione e senza filtri. Non era perfetto, ma era vero. E questa è la cosa che più mi manca”, ha ricordato Stefania. Enzo Calati ha dedicato la vita all’insegnamento e alla diffusione delle lingue, ma nei ricordi di sua figlia resta soprattutto un uomo che ha saputo vivere pienamente, con curiosità e amore. “Papà amava insegnare, ma più di tutto amava imparare - conclude Stefania -. E credo che in fondo sia questa la sua eredità più grande: non smettere mai di imparare, di cercare, di guardare il mondo con occhi pieni di meraviglia.”