PARIGI - Braccia aperte e la compagna fedele davanti, ai piedi della Tour Eiffel. Remco Evenepoel ha deciso di scrivere un gran pezzo di storia del ciclismo ricoprendo il Belgio d’oro: non era bastato il monologo nella cronometro di sette giorni fa, il fenomeno ha deciso di prendersi tutto, come quel cannibale che ai Giochi non si è presentato per protesta contro la propria federazione.

Senza il verde scintillante della Slovenia e di Tadej Pogacar è stato l’azzurro cielo contornato di giallo ad illuminare le vie parigine, un treno veloce e rapido, impossibile da prendere al volo. Evenepoel ha scritto la storia in terra francese, conquistando tutto quello che poteva portare a casa, scippando la medaglia più preziosa ai due padroni di casa, Valentin Madouas e Christophe Laporte, che si sono accontentati dell’argento e del bronzo.

La gara è stata animata da una lunga fuga iniziale in cui Elia Viviani si è inserito sin da subito. A 100 chilometri dal traguardo l’azzurro, insieme ad altri sette battistrada, ha cercato di scandire il ritmo lavorando a distanza per un Alberto Bettiol quasi mai nel vivo della corsa.

Il ciclista della Ineos, dopo essere stato riassorbito dal gruppo, è stato costretto a fermarsi per un problema muscolare. Nel gruppo principale sono iniziate le solite scaramucce nel circuito finale:

a 50 km dal traguardo Van der Poel e Van Aert hanno provato ad animare la corsa sulla salita della Basilica del Sacro Cuore, Evenepoel invece ha trovato il vantaggio necessario per gestire gli assalti dalle retrovie.

A 15 chilometri dall'arrivo il belga ha salutato Madouas, nemmeno la foratura col cambio bici nel finale ha fermato il fenomeno che al Tour si è arreso soltanto al duo Pogacar-Vingegaard. “Onestamente mi sento male per quanto è stata dura. È stata una giornata durissima - ha ribadito al termine della tappa -, ma sono fiero di aver vinto e orgoglioso di essere il primo uomo a fare la doppietta, che è qualcosa di storico”.

E l'impresa storica riguarda proprio quel doppio oro che mai nessuno aveva strappato da quando la cronometro è stata inserita nel programma olimpico: Ullrich aveva conquistato argento e oro a Sidney 2000, Cancellara aveva bissato a Pechino 2008.

Il belga invece è andato talmente tanto forte da potersi prendere il lusso di fermarsi, scendere dalla bici, allargare le braccia e consegnare alla storia una delle immagini più iconiche: il re Remco si è messo la corona in terra di Francia e a 24 anni non ha nessuna intenzione di abdicare.

In chiave azzurra, Bettiol chiude con il gruppo dei primi, al 23° posto a 2’20” dal vincitore, mentre Luca Mozzato è 50° a 7’23. E’ proprio Mozzato, 26enne di Arzignano, alla sua prima esperienza ad una Olimpiade, che spiega lo stato d’animo al termine di una gara di 270 chilometri: “Non eravamo venuti qui per far le comparse e pertanto questi piazzamenti non ci soddisfano. Non tutto è andato come avevamo previsto. Eravamo convinti di poter correre per una medaglia. Così non è stato”.