Una ricca eredità umana, una più inconscia eredità professionale anche se sperimentata in strade diverse da quelle paterne, con la sua carriera dedicata essenzialmente al cinema e anche alla tv e la mia quasi esclusivamente al teatro”. Così Giampiero Ingrassia ricorda il padre Ciccio Ingrassia a vent’anni dalla sua scomparsa. “Sono tantissimi ma che mi sembrano ancora come se fossero iniziati ieri, la scomparsa di mio padre ha per me un sapore ancora attuale - assicura l’attore -. E in effetti, sono ancora e sempre tantissime le manifestazioni che con mio grande piacere lo ricordano, dagli eventi dedicati al francobollo, dalle trasmissioni tv ai film che continuano ad andare in onda nelle reti televisive. Per il centenario, è stata apposta una targa a Palermo, la sua città natale; avverrà lo stesso a Roma, nel quartiere dei Monti Tiburtini dove abitava”.
Ma cosa ha preso dal suo carattere il figlio d’arte? “Probabilmente ho preso da lui la testardaggine, il senso di giustizia, il desiderio di equità, l’atteggiamento di umiltà nell’affrontare le situazioni e nel rapporto con le altre persone”. Ha preso poco della sua forte sicilianità? “Francamente, non lo credo. Sono nato a Roma ma il mio sangue è siciliano, è palermitano e chi mi conosce bene si accorge della mia sicilianità interiore, anche se non la sfoggio e non la forzo. Ma sono molto legato alla Sicilia e lì la sfoggio con più naturalezza. Ultimamente ci sono tornato solo per tournée teatrali, ma ho tanta voglia di andarci in vacanza”. Quanto ai “ferri del mestiere”, Giampiero Ingrassia sottolinea che “inconsciamente ho assimilato tante cose da lui come attore, anche se abbiamo preso strade professionali diverse, la sua carriera tutta dedicata al cinema e anche con tanta tv, la mia quasi esclusivamente al teatro. Ma non l’ho mai scimmiottato, anche perché sarebbe difficile imitarlo...”, confessa.