Il 18 marzo di 130 anni fa, a Novi Ligure, nacque Costantino Girardengo, detto Costante, uno dei grandi della storia dello sport italiano, capace di vincere nella sua lunga militanza sulle due ruote due Giri d’Italia (1919 e 1923), sei Milano-Sanremo (1918, 1921, 1923, 1925, 1926 e 1928), tre Giri di Lombardia, tre Giri del Piemonte, cinque Milano-Torino e altrettanti Giri dell’Emilia, detenendo inoltre anche il record di vittorie nei campionati italiani su strada con nove successi totali, ottenuti consecutivamente.

Quarto dei sette figli di Carlo e Gaetana Girardengo, iniziò a gareggiare nel ciclismo all’età di quattordici anni. Divenne professionista nel maggio 1912, a soli diciannove anni, ingaggiato dalla formazione alessandrina Maino; nell’occasione fu costretto al “salto” tra i pro’ dall’Unione Velocipedistica Italiana, cui era stata segnalata una pubblicità con il suo nome su un giornale locale, in violazione ai regolamenti sul dilettantismo.

La sua carriera è stata quella di un predestinato, e nemmeno l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale (venne richiamato alle armi nel 5º Reggimento bersaglieri e inviato prima a Cairo Montenotte e poi a Savona, dovendo interrompere l’attività agonistica) riuscì a scalfirne le ambizioni. Abbandonata la carriera ciclistica, dal 1937 Girardengo divenne il primo commissario tecnico della Nazionale di ciclismo: in questa veste guidò Gino Bartali al successo nel Tour de France 1938.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale diede il proprio nome a una fabbrica di biciclette ad Alessandria, la Girardengo, che per alcuni anni produsse anche motocicli leggeri; il marchio patrocinò anche una squadra ciclistica professionistica, che ebbe tra le sue file tra gli altri Rik Van Steenbergen e in cui Girardengo stesso svolse il ruolo di direttore sportivo. Morì il 9 febbraio 1978. Le sue spoglie riposano nella tomba di famiglia nel cimitero di Cassano Spinola, accanto alla moglie Agostina Priano (sposata nel 1914), i figli Ettore e Costante Luciano e le rispettive mogli.

Oltre che per la bicicletta, Girardengo fece parlare anche per la sua presunta amicizia con un noto bandito italiano del tempo, Sante Pollastri, novese, che era anche un grande tifoso del campione.

Ricercato dalla polizia, Pollastri era sempre riuscito a sfuggire alla cattura ed era infine espatriato rifugiandosi a Parigi, dove aveva incontrato Girardengo in occasione di una Sei giorni. Il colloquio tra Pollastri e Girardengo fu anche oggetto di una testimonianza che il Campionissimo rilasciò nel processo contro il bandito dopo la cattura e l’estradizione.

L’episodio ispirò anche una canzone, “Il bandito e il campione”, scritta da Luigi Grechi e portata al successo dal fratello Francesco De Gregori, la miniserie televisiva Rai “La leggenda del bandito e del campione” (nella quale Girardengo fu interpretato da Simone Gandolfo) e il libro di Marco Ventura “Il Campione e il bandito”, ed. Il Saggiatore 2006.

Nel 1919 comparve nel film “Sansone e la ladra di atleti”, diretto da Amedeo Mustacchi, primo film a soggetto sportivo nella storia del cinema italiano. Un altro record nella sua straordinaria esistenza.