SANTIAGO DEL CILE – Le proteste antigovernative delle ultime due settimane hanno causato la morte di almeno 15 persone, il ritorno dei militari nelle strade della capitale e l’imposizione di un coprifuoco.
Le proteste sono iniziate all’inizio del mese, quando il governo ha approvato una legge che aumenta il costo del biglietto della metropolitana, già molto caro se confrontato con lo stipendio medio del lavoratore cileno.
Il 7 ottobre ci sono stati i primi ingressi violenti nella metropolitana, guidati dagli studenti della Capitale. Oltre all’aumento del costo del biglietto, gli studenti denunciano la mancanza di fondi per l’istruzione e lo stato di degrado in cui versano le strutture scolastiche.
Nei giorni successivi le manifestazioni hanno coinvolto anche altri settori della società, ma i protagonisti sono rimasti i giovani, più istruiti e politicizzati.
Venerdì scorso ci sono state le prime azioni violente. Gli ingressi forzati nella metropolitana sono stati accompagnati da incendi, saccheggi e scontri tra polizia e manifestanti. Sempre venerdì il presidente cileno, Miguel Piñera Echenique, ha dichiarato lo stato di emergenza nella Capitale, conferendo poteri straordinari a polizia ed esercito.
Sabato è stato imposto il coprifuoco a Santiago e in altre grandi città cilene, come per esempio Concepción e Valparaíso.
Durante il fine settimana, il governo ha annunciato la sospensione della legge che aveva aumentato il costo del biglietto della metro. Tuttavia, per il momento, i manifestanti non sembrano intenzionati a fermarsi.
Il bilancio finora è di 15 morti, 88 feriti e più di mille persone arrestate.