Gloria ai vincitori, onore agli sconfitti. Sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata contro i maestri palleggiatori di Luis Enrique e così è stato.
La perla di Chiesa, che ha tirato fuori dal cilindro “o tir a gir” tipico di Insigne ci ha illuso, il gol del criticatissimo Morata ci ha riportato con i piedi a terra. Ma abbiamo visto che anche nei momenti di maggior sofferenza, il gruppo di Mancini non perde mai la testa: assorbe la pressione, subisce il possesso palla degli spagnoli ma è pronto a ripartire e colpire con estrema freddezza, come quella mostrata da Jorginho nel calcio di rigore decisivo, quel Jorginho che, nonostante sia un brasiliano a tutti gli effetti (ha ottenuto la naturalizzazione italiana grazie a un trisavoro paterno) canta l’inno di Mameli a squarciagola come il resto del gruppo, di cui è diventato un vero e proprio leader.
E così, dopo aver sofferto per 120’ il tiki-taka, l’Italia, in onore della mitica Raffaella, festeggia la finale e balla il tuca-tuca in attesa di conoscere il proprio avversario...