In occasione della Giornata Mondiale delle Disabilità del 3 dicembre, abbiamo parlato con il responsabile tecnico della squadra italiana di sci nautico categoria disabili, Davide Gandola, che è recentemente venuto in Australia con la sua squadra per il World Disabled Water Ski Championships.
Il Mondiale, che si è tenuto dal 24 al 30 novembre a Mulwala, in NSW, ha visto convolti quattro atleti della Waterski and Wakeboard Italian Federation. Gandola ci ha raggiunti per un’intervista telefonica proprio a fine delle fasi eliminatorie di venerdì scorso. “Abbiamo Cristian Lanthaler e Andrea Modica, il primo è un veterano dello sci nautico con una gamba sola che è già stato campione del mondo, e quindi sapeva cosa fare e difatti ha preso la finale. Mentre Modica era al suo primo mondiale, e purtroppo non si è qualificato per pochissimo. Poi abbiamo portato in finale uno dei due ragazzi non vedenti, Michele Brignani, con la gara dello slalom, mentre l’altro atleta ha mancato la finale di figure perché è arrivato quarto- entravano i primi tre classificati- e invece è in finale di fatto con il secondo posto”.

La squadra azzurra alle premiazioni
Per chi non fosse pratico di questo sport, Gandola ci spiega che tutto si svolge quasi come in una gara per normodotati, con piccole accortezze a seconda della disabilità e del tipo di gara da affrontare.
Per chi compete nello slalom con una sola gamba, l’attacco è appositamente sistemato nella parte centrale del monosci, garantendo all’atleta la stessa performance di chi scia sull’acqua con due arti. Per quanto riguarda gli sportivi non vedenti, seppur competano nelle gare di slalom, delle figure e del salto come tutti gli altri, hanno a disposizione un sistema elettronico che rileva la presenza delle boe rispetto alla velocità della barca, che è la stessa di quella tenuta in una gara di normodotati, ovvero di 58 km/h.
Invece, nella gara del salto, viene offerta una guida da parte del responsabile tecnico della squadra, che accompagna lo sciatore nautico fino agli ultimissimi centimetri che lo separano dal trampolino, per poi lasciarlo saltare in completa autonomia.
“Questa è sicuramente la competizione più importante della stagione, ci siamo allenati fino a metà novembre, e contando che in Italia le temperature cominciavano a essere più “fresche”, ci ha fatto molto piacere competere a Mulwala, dove il meteo si sta dimostrando clemente. Ci sono delle belle giornate, con temperature elevate attorno ai 30 gradi”.
Quando chiedo a Gandola l’età dei componenti della sua squadra, mi spiega che gli atleti vanno da un’età di 60 anni, fino ai 25. “Questo è uno sport che con l’età si riesce a consolidare, perché gioca tanto l’emozione e l’agitazione prima delle gare. Quindi quando si arriva, ad esempio, ai mondiali, normalmente sono i “vecchi volponi” che riescono a dare la zampata decisiva”.
Già rientrati in Italia, la squadra della Waterski and Wakeboard Italian Federation si è classificata al quarto posto, dopo quella degli Stati Uniti, Australia e Canada.
L’universo degli atleti con disabilità è ancora tutto da scoprire per molti appassionati di varie discipline sportive, ma riesce a offrire le stesse, e in molti casi anche molte più emozioni dello sport mainstream, popolato da atleti che talvolta perdono un po’ quel magico spirito sportivo che questi atleti invece hanno in abbondanza.