ROMA - Che a causa della pandemia la questione sociale in Italia si stia trasformando in una bomba ad orologeria il ministro del Lavoro Andrea Orlando sembra percepirlo distintamente. Se questa bomba non è ancora esplosa, ha spiegato durante un’audizione alla Camera, è dovuto alle misure di sostegno al reddito che in questi anni sono state previste dallo Stato e che, dice “andranno rafforzate” il prima possibile. “La platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza – ha affermato Orlando – è cresciuta costantemente nei mesi dell’emergenza sanitaria, fino a coinvolgere un milione e mezzo di nuclei familiari. Ad essa si sono aggiunti i beneficiari del Reddito di emergenza, oltre trecentomila nuclei. È grazie a questi strumenti, oltre a quelli che hanno tutelato i posti di lavoro, - ha concluso - che la crisi sanitaria e la conseguente crisi economica non si sono trasformate in modo ancora più drammatico in crisi sociale”.
Oltre alla crescita della povertà assoluta, nella quale secondo l’Istat sono ormai caduti più di 5,6 milioni di italiani, a preoccupare adesso è però anche la classe media e a non nasconderselo è lo stesso Orlando, il quale ha specificato come da parte del governo “andranno individuati, già a partire dal decreto Sostegno” strumenti adatti “soprattutto per fare fronte rapidamente ed in via emergenziale al fenomeno del repentino impoverimento di parti del cosiddetto ceto medio”.
Nel nuovo decreto, approvato venerdì in Consiglio dei Ministri, è stato inserito quindi l’ennesimo robusto pacchetto di misure a favore di imprese, lavoratori e famiglie, ma la percezione è che gli aiuti inseguano sempre una situazione sociale che si va deteriorando velocemente e non riescano a mettervi un freno.
Alla fine dell’anno, quando chiese l’ennesimo scostamento di bilancio al Parlamento, il quinto in pochi mesi per un totale di circa 165 miliardi, l’allora ministro dell’Economia Roberto Gualtieri disse che sarebbe stato l’ultimo, confidando in una pronta ripresa dell’economia nel 2021. Invece, secondo le ultime notizie, il governo Draghi si starebbe preparando a chiederne presto un altro.
La terza ondata e il nuovo lockdown al quale è stata costretta l’Italia, preoccupano infatti molto. Una preoccupazione che proprio negli scorsi giorni è stata condivisa e rilanciata dal Cnel, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro guidato da Tiziano Treu, dove è stato presentato l’annuale Rapporto Ipsos-Flair. I danni collaterali al tessuto sociale causati dalla pandemia sono ancora coperti dalle misure di intervento temporanee, come il blocco dei licenziamenti che scadrà in estate, si avvisa nel rapporto. E tuttavia si può già intravedere il pesante smottamento in atto del ceto medio, passato in un solo anno dal 40% della popolazione al 27% odierno.
Una proletarizzazione della piccola e media borghesia che rischia presto di far esplodere la tensione sociale, che cova sotto la cenere e che è percepita dal 73% della popolazione italiana. Ne sono anche indicatori la crescita nella cittadinanza di sentimenti come la rabbia (13%), ma anche paura (28%), delusione (24%) e tristezza (22%). Serenità, dinamismo e passione restano invece confinate, ciascuna, solo nel 5% dell’opinione pubblica, mentre un 33% sente invece di essere in una condizione di attesa. Attesa che la pandemia finalmente passi per vedere se davvero, come continuano a promettere le classi dirigenti, le cose miglioreranno in fretta. Una attesa che però, se fosse delusa, potrebbe animare ancora di più quel malcontento sociale che è un rischio sempre più concreto.