VENEZIA - Il Mose di Venezia “resuscita” – e non affonda, come taluni temevano – una delle isolette più tipiche e amate della Laguna di Venezia, il cosiddetto Bacàn. 

Si tratta di una stretta lingua di terra e sabbia tra l’isola di Sant’Erasmo e la bocca di porto del Lido, che emerge periodicamente dalle acque con l'andamento delle maree. 

Il Bacan è raggiungibile soltanto via acqua, con la barca, e d’estate è la meta dei veneziani che conoscono quest’oasi e possono godere di una spiaggia gratis, dove prendere il sole e raccogliere le cape lunghe. 

L’utilizzo del Mose, che ferma le maree alte oltre 110 centimetri e modifica l’andamento delle correnti intralagunari, aveva fatto temere che l’isoletta potesse sparire. 

In realtà, come spiega Giovanni Cecconi, ingegnere idraulico ex del Consorzio Venezia Nuova, la riduzione delle maree più alte avrebbe consolidato l’isola rendendola quasi definitiva. 

Addirittura, vi spunterebbero piante e vegetazione simili a quelle che già trapuntano le barene, le isolette selvagge a pelo d’acqua della Laguna Nord. 

Non si tratta comunque di un fenomeno inusuale. Anzi, tra gli abitanti della Laguna esiste il detto “palo fa palugo” (un palo fa un’isola), proprio per indicare che basta un qualunque ostacolo perché le correnti e le maree si muovano e modellino i sedimenti e il fondale formando nuove terre emerse.