E quindi il Napoli non ha più bisogno dello zoom per vedere il quarto scudetto della sua storia: al traguardo mancano 7 punti, vale a dire 2 vittorie e un pareggio, sempre che l’Inter si affermi nelle ultime 3 giornate. Gli astri sono tutti favorevoli alla capolista per il vantaggio in classifica, l’impegno degli avversari in Champions League e il calendario favorevole: Genoa in casa, Parma in trasferta, Cagliari ancora al Maradona.

Agli avversari toccano invece le trasferte di Torino e Como intervallate dall’impegno al Meazza con la Lazio. Solo se Eupalla, la dea del calcio, cambiasse le carte in tavola, si potrebbe pensare a un sorprendente spareggio. Per entrambe i successi sono arrivati di misura.

La squadra nerazzurra ha schierato le riserve per un’ora contro il temibile Verona. Quella di Conte, che ha faticato il giusto a Lecce, è rimasta con la porta imbattuta: sotto questo aspetto la migliore dei cinque maggiori campionati europei. È la sua forza, a dimostrazione che puntare su una difesa granitica vale più di avere un attacco esplosivo.

Chissà se questa considerazione porterà bene agli uomini di Inzaghi impegnati a metà settimana nella semifinale di ritorno della coppa dalle grandi orecchie con il Barcellona, ovvero contro la formazione abbonata a risultati roboanti in Liga come in Europa.

Per l’allenatore dei catalani, il tedesco Flick, la caccia al gol è un dogma, impreziosito dalla presenza di autentici fuoriclasse come Yamal, 18 anni da compiere a luglio. Per lui la fase difensiva è un optional. E questa è la realtà cui si debbono aggrappare i nerazzurri che al Montjuc hanno segnato 3 reti più quella annullata a Mkhitaryan per mezzo scarpino. Il successo sul Barça rappresenterebbe una specie di riscatto dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia e il probabile ko in Serie A. Sarebbe la seconda finale di Champions conquistata dall’Inter di Inzaghi dopo quella persa per un’incollatura ad opera del Manchester City di Guardiola. Altrimenti si parlerà di fallimento con tre obiettivi mancati in successione, l’uno dietro l’altro, per le fatiche accumulate in oltre 60 partite e la mancanza di valide alternative in attacco dove Thuram e Martinez sono insostituibili. E mercoledì il fato vuole che da una parte mancherà l’argentino mentre dall’altra tornerà l’infortunato Lewandowski. Mica poco.

Nella corsa alla Champions, l’Atalanta ha preso il largo. A cinque lunghezze la Juventus, pari e patta con il Bologna, e le due romane, vittoriose di misura a Empoli e con la Fiorentina. Per Ranieri la diciannovesima partita utile consecutiva è legata alla strepitosa prova del portiere Svilar che ha parato l’impossibile a Kean, prima di petto, poi con il piede destro, infine con il sinistro.

Dietro questo terzetto la banda di Italiano che nel recupero con la Juventus ha mancato il match-ball. Fuori dai giochi la Viola, impegnata giovedì nel tentativo di rimontare il Betis di Siviglia a raggiungere la terza finale di fila in Conference League.