Quando si parla professionisti di successo, si parla anche di Claudia Di Bella, professoressa associata presso l’ospedale privato St Vincent, chirurgo ortopedico presso le strutture ospedaliere pubbliche, specializzata nel trattamento dell’artrite dell’anca e del ginocchio e in quella dei tumori alle ossa e dei tessuti molli, che, quando era ragazza, giocava a pallanuoto con le azzurre della nazionale junior.
“Ho cominciato molto presto, ho giocato con un team che ai tempi ha vinto i campionati italiani e europei, ed ero nel gruppo della squadra italiana junior. Però lì è stato il momento in cui ho dovuto scegliere tra medicina e sport e sono contenta di aver scelto di aver scelto medicina”, ha raccontata Di Bella nell’intervista concessa a Il Globo Tv.
“Con la scuola di medicina ho iniziato in Sicilia, a Catania, poi verso il secondo, terzo anno mi sono resa conto che l'ortopedia era realmente la mia passione, tra l'altro con il mio background, come atleta, veramente mi piaceva capire come il nostro, come funziona il nostro corpo dal punto di vista muscolo scheletrico”, ha continuato la professoressa, che pensava di fare il medico degli sportivi prima di trasferirsi a Bologna, dove l'Istituto ortopedico Rizzoli è il centro mondiale dell'Ortopedia.
E’ stato proprio all’antichissima università di Bologna che Claudia Di Bella ha iniziato il percorso della dell'ortopedia oncologica, e al termine degli studi ha iniziato un percorso accademico, e il dottorato, che l’ha portata per la prima volta in Australia: “Mi sono assolutamente innamorata di Melbourne, per cui una volta finito il percorso accademico, sono riuscita a tornare qui e poi a stabilirmi qui”.
La dottoressa Di Bella ha deciso di perseguire la sua carriera al St Vincent perché è il centro dell'ortopedia oncologica del Victoria e la Tasmania, il centro di riferimento per il trattamento di tumori rarissimi: “Siamo undici, un piccolo numero di specialisti in tutta l'Australia e chiaramente molto meno nel Victoria, e il centro terziario di riferimento è il Saint Vincent Hospital One Melbourne”.
Nelle sale operatorie del St Vincent Private, il chirurgo Claudia Di Bella, lavora con un team al femminile: “E’ una cosa della quale sono orgogliosa, per cui la mia anestetista è una donna, la mia assistente chirurgica è una donna e anche il medico che controlla dal punto di vista della medicina generale tutti i miei pazienti è una donna, poi è chiaro che invece dal punto di vista pubblico siamo un team molto multidisciplinare per cui siamo molti chirurghi e molti altri tipi specialisti, che si prendono cura dei pazienti”.
Claudia Di Bella è entusiasta di lavorare al St Vincent, che all'avanguardia, dal punto di vista della tecnologia e dal punto di vista della qualità dell’assistenza e delle cure che riesce a dare e dal punto di vista ortopedico, è stato tra i primi ospedali che ha avuto a disposizione il robot per interventi di protesi d’anca e di ginocchio: “Abbiamo a disposizione tecnologie come la navigazione guidata durante l'intervento con immagini immediate, abbiamo la stampa in tre D di protesi e di guide per interventi chirurgici, tutte tecnologie che sicuramente stanno migliorando il tipo di cure che possiamo provvedere, e grazie alla precisione all’accuratezza della chirurgia che riusciamo a fare, siamo a un ottimo livello internazionale”.
La sede ospedaliera del St Vincent di Fitzroy ha avviato la costruzione di una torre di 12 piani per ampliare la struttura in cui i pazienti potranno accedere, e per ospitare nuovi macchinari e nuova tecnologia che secondo Di Bella diventerà la routine: “Avrà un impatto notevolissimo nel tipo di trattamenti che possiamo offrire e anche una significativa riduzione del numero di complicazioni, inoltre l’ampliamento ci permetterà di aumentare il numero di pazienti di, credo di aver capito, 20.000 pazienti in più all'anno, e ovviamente anche il numero delle sale operatorie aumenterà, per cui il numero degli interventi che possiamo fare aumenterà, che è una cosa significativa, soprattutto dopo il Covid, per cui, tante volte al momento, i pazienti purtroppo aspettano molto per poter fare interventi di protesi, quindi l’ampliamento migliorerà la qualità del nostro servizio”.
Agli studenti di medicina di oggi la professoressa Di Bella direbbe di non darsi mai per vinti: “Don’t give up, perché medicina è lunga, medicina è una specializzazione per cui tante volte la tua persona viene seconda rispetto al paziente. Ci sono tante volte in cui, per esempio nel weekend io non vedo la famiglia o tante volte in cui torno a casa veramente molto tardi, i figli sono già a dormire. Ma se un paziente ha bisogno, il paziente ha bisogno e quindi è una missione, come mia nonna usava dire, è mix tra lavoro e missione, ma quando si decide di far medicina si decide di farlo per gli altri, non per noi stessi”.
L’esperienza dell’immigrazione per Claudia Di Bella è stato un bel percorso, ma anche un percorso complesso, lungo, soprattutto dal punto di vista delle certificazioni, perché il college dei chirurghi australiani vuole che il livello dei loro chirurghi sia alto per tutti.
Tornando a parlare del suo passato da atleta, Claudia Di Bella ammette di avere almeno un piccolo rimpianto: “Quando vedi le tue amiche vincere le Olimpiadi (la nazionale junior di pallanuoto è diventata la nazionale senior medaglia d’oro olimpionica, ndr), è chiaramente un'emozione bellissima e pensare magari chissà, se avessi scelto la pallanuoto magari sarei stata lì. Tra l'altro hanno vinto quelle di Sydney, insomma mi sono persa una bella occasione, ma sono contenta della mia scelta, perché la è per me…è la mia passione, eppoi avevo scelto uno sport di squadra e la mia professione mi porta a fare lavoro di squadra che è assolutamente fondamentale non solo dal punto di vista dei medici, ma anche degli infermieri, dei tecnici di tutto il personale dell’ospedale. Senza un team non si va da nessuna parte, puoi essere il chirurgo migliore del mondo, ma senza il team non hai neanche il bisturi in mano? Per cui assolutamente, secondo me quelle esperienze che ho avuto con la squadra mi hanno insegnato realmente molto a vivere, ed è quello che sto cercando di insegnare ai miei figli”.
Lo scarso tempo libero, Claudia lo trascorre con i figli tirando calci al pallone ovale con il figlio appassionato di ‘footy’ o costruendo complicati edifici con i blocchi Lego: “A me il Lego piace da morire e li faccio spesso con mia figlia, per me è quasi meditazione, una di quelle cose in cui riesci a focalizzare la mente in un un'attività relativamente seria, senza avere distrazioni, per cui è un modo realmente di fare mindfulness, ed è un bel modo, il maschietto è molto più sportivo lui, lui ama più il footy che è uno sport che a me piace tantissimo”.