PARIGI (FRANCIA) - Una medaglia voluta, inseguita, cercata. Per il mondo del tiro a volo, ma anche e soprattutto per Silvana Maria Stanco.

L’azzurra sperava nel podio già a Tokyo, ma cadde preda della tensione nell’atto conclusivo, chiudendo in quinta posizione. Tre anni dopo, una qualificazione altalenante per gli altissimi livelli di queste Olimpiadi (122/125) l’aveva riportata nell’atto conclusivo della fossa olimpica, ma il podio sembrava complicato.

Il tiro a volo e, in particolare, il trap rappresentano però una disciplina nella quale può succedere di tutto. Basta una giornata storta per mancare l’obiettivo o addirittura la finale, come Giovanni Pellielo e Jessica Rossi hanno imparato a loro spese.

Silvana Stanco è stata invece brava a gestirsi e fare una grandissima prestazione, nonostante qualche errore di troppo che l’ha subito esclusa dalla lotta per l’oro.

Una lotta che, già a metà gara, si era ridotta nei fatti a una sola atleta. La guatemalteca Adriana Ruano Oliva, che ha regalato il primo e storico oro al suo Paese nelle Olimpiadi, ha sparato benissimo e non ha sbagliato pressoché nulla.

Per lei il successo ha rappresentato una formalità, festeggiata già a cinque piattelli dal termine prima dell’assolo finale. Ruano Oliva ha chiuso con 45 piattelli colpiti su 50, precedendo Stanco (40) e l’australiana Penny Smith (32).

L’Italia ha potuto così conquistare il secondo argento di giornata, che segue quello nel quattro di coppia del canottaggio.

Dopo il quartetto formato da Chiumento, Gentili, Panizza e Rambaldi, dunque, è Silvana Stanco a prendersi la scena.

La 31enne, nata a Zurigo, era stata la prima atleta capace di conquistare una carta olimpica e ha inaugurato il medagliere del tiro a volo.

Visibile la sua emozione nel post-gara: “È una delle giornate più belle della mia vita, un’emozione unica, fuori dal normale. Ho lottato su ogni piattello fino a quando siamo rimaste in tre. Poi dopo ho lottato ancora fino alla fine, e l’argento è davvero una grande soddisfazione. Questa medaglia è stata sicuramente una rivincita. Dopo il quinto posto di Tokyo ero molto delusa, ho lavorato molto su me stessa, anche a livello mentale. È sicuramente una bella rivincita”.

D’altronde, come ha ricordato in conferenza stampa, il suo viaggio verso la medaglia è stato molto lungo. I primi passi all’età di quindici anni, seguendo una passione coltivata nel poligono di famiglia, per poi avvicinarsi alla Nazionale e non uscirne più: “Quando ho iniziato con il tiro, venendo da una cultura importante in questa disciplina, puntavo alle Olimpiadi di Rio. Non sono riuscita a qualificarmi, ma sapevo che c’era Jessica Rossi che era fortissima e aveva ottenuto l’oro a Londra, quindi non mi sono rammaricata troppo. Poi ho puntato verso Tokyo e dopo quel quinto posto ero molto delusa. Ho lavorato molto sodo per tornare sul poligono, ho lavorato sulla mentalità e tutto questo lavoro ha pagato. Dedico questa medaglia alla mia famiglia e a tutti coloro che hanno contribuito al mio successo”.

Se a Tokyo era calato il buio, qui è tornato il sole, riacceso dalla luce sfavillante dell’argento conquistato da Silvana Stanco.