Questo è il calcio che vorremmo sempre vedere.

Era da tempo che il derby d’Italia, così etichettato da Gianni Brera, non si trasformava in un film hollywoodiano ricco di attori stellari all’interno d’un copione esaltante per le emozioni riservate su ogni fronte.

Partita di stampo europeo finita con un risultato più unico che raro (4-4) dopo il vantaggio dell’Inter, la rimonta della Juve, il controsorpasso de nerazzurri e il ritorno imperioso dei bianconeri. Anche sul piano del temperamento il duello s’è concluso in parità. Lo testimonia il fatto che le considerazioni contingenti, figlie del nostro modo d’intendere questo sport, si sono dissolte nel catino del Meazza.

Si pensava che i campioni d’Italia faticassero a somatizzare i gol di Vlahovic e Weah o che nella ripresa si accontentassero del vantaggio di misura: niente di tutto questo. E così è stato anche sull’altro fronte quando gli uomini di Motta, sotto di due reti, hanno trovato in Yildiz l’uomo della provvidenza.

Ma quanto a palle-gol l’Inter s’è fatta preferire avendo costruito un numero maggiore di occasioni rispetto agli avversari: basti ricordare le conclusioni di Martinez e Thuram uscite d’un soffio o le strepitose parate di Di Gregorio su Dimarco e Barella. Ci sta quindi che il sapore del pareggio sia più aspro a Casa Inter.

Dove la fase difensiva ha balbettato ”per errori di reparto e abbagli individuali”, il commento onesto di Inzaghi. Da rivedere e studiare i problemi visti sulle fasce dove Conceiçao ha messo in difficoltà Dimarco, poco aiutato dai compagni, e Yildiz, subentrato al 61’ a Weah, s’è fatto beffe di Dumfries.

Capita quando si difende a 3. Ecco perché il centrocampo, da 8 in appoggio agli attaccanti, scade a 5 per la risibile capacità in interdizione. Questa fotografia si specchia su quella bianconera che ha concesso troppo davanti a Di Gregorio al punto da subire due rigori (c’erano entrambi per gli errori di Danilo e Kalulu) e concedere almeno 7-8 occasioni ai nerazzurri.

Troppi per una squadra che nelle 8 precedenti giornate aveva preso una sola rete. Maluccio il centrocampo nonostante la prova generosa di McKennie: Fagioli e Locatelli non si possono limitare al compitino di giornata. Importanti invece le prove degli attaccanti da ambo le parti: meglio Thuram di Martinez, più decisivo Yildiz di Vlahovic che, dopo aver segnato l’1-1, s’è spento al punto da essere sostituito al 77’ da Mbangula. 

Con questo risultato il Napoli, vittorioso di misura sul Lecce, ha aumentato il vantaggio su Inter (4 punti) e Juventus (5 punti). Fuga vera? Lo sapremo nei prossimi turni perché domani, nel turno infrasettimanale, la squadra partenopea comincerà un vero e proprio “tour de force” che partirà fra poche ore al Meazza con il Milan (senza Rejinders ed Hernandez) e proseguirà con Atalanta, Inter, Roma, Torino, Lazio e Udinese. Intanto proseguono le polemiche per il rinvio di Bologna-Milan a data difficile da individuare.

E così sarà fino quando il format della Serie A non si ridurrà di 2 squadre e 4 giornate. Festa più attesa dell’anno