Fuori dalla coppa nazionale, può riprendere la corsa allo scudetto solo se il Napoli, avanti di tre punti con il successo sul Torino, non sfrutti il favorevole calendario: Lecce, Genoa, Parma e Cagliari.

Il primato, così sorprendente e inatteso al pensiero di come erano andate le cose nell’ultima travagliata stagione, s’è avverato già al 7’ quando McTominay ha spaccato la partita e poi l’ha messa in cassaforte sul finire del primo tempo con l’undicesima rete.

Chi mai avrebbe immaginato che questo scozzese di 29 anni sarebbe diventato il protagonista di una cavalcata formidabile con la realizzazione di 11 gol in 30 presenze, lui che nel Manchester United ne aveva segnati appena 19 in 178 partite.

Il ds Manna l’ha portato a Napoli, Conte ne fatto un incursore. E lui ha risposto da campione. Il quarto scudetto non è un miraggio: bastano 3 successi e un pareggio.

All’Inter è rimasta la Champions League, così ricca di prestigio e soldi. Ma nell’andata di dopodomani non sarà facile uscire indenni dal fortino del Barcellona che l’altro ieri ha battuto il Real Madrid nella Copa del Rey. Ci vorrà un’altra Inter per arrivare alla finale di Monaco di Baviera, simile a quella vittoriosa sul Bayern.

Che i giocatori siano in riserva fisica e mentale, è sotto l’occhio di tutti. Evidente anche la responsabilità di Inzaghi sull’utilizzo ossessivo degli stessi giocatori in una stagione infinita, destinata a concludersi a metà luglio con la Coppa del Mondo per Club.

C’è da chiedersi, ad esempio, perché abbia utilizzato così poco a centrocampo Frattesi e Zielinski. Non è invece colpa sua se non ha valide alternative a Thuram e Martinez: Arnautovic non dà certezze, con Taremi e Correa, giochi in 10. Ma il calo è collettivo.

A dimostrarlo le azioni prevedibili, a basso voltaggio, e le tante palle-gol concesse negli ultimi tempi agli avversari. Ne sono testimonianza i 3 pallini presi dal Milan a metà settimana e le sei palle-gol concesse ieri alla Roma. Crisi vera.

Con un pizzico di precisione la squadra di Ranieri, al diciottesimo risultato utile consecutivo, avrebbe potuto ritrovarsi in cospicuo vantaggio già all’intervallo.

La Roma merita il massimo rispetto. Nel girone di ritorno ha fatto meglio di tutti grazie al gioco aggressivo e alla perfetta architettura difensiva.

Se il gruppo è monolitico, il merito è di sir Claudio che, al momento del suo arrivo, ha cancellato le frizioni interne e rivitalizzato giocatori finiti nel dimenticatoio come Paredes, Pellegrini, Hummels, Shomurodov e soprattutto Soulè, la nuova stella cometa.

Nella corsa alla Champions c’è anche la Roma a dispetto d’un calendario intricato.