“Abbiamo fatto qualcosa di incredibile, da condividere con tanti protagonisti. Penso ai miei giocatori in primis e poi alla società che ci è sempre stata vicina, con il presidente che non è qui con noi ma c’è sempre stato. Ora ci godiamo questo campionato, vinto in modo strameritato. Siamo molto contenti. Tutti i giorni ci impegniamo per migliorarci. Al mio primo anno in Champions ho affrontato subito Real Madrid e Liverpool. Già lì si intravvedeva qualcosa di buono. Ho insistito tanto per portare Acerbi da noi. Prima del derby ho fatto allenare i ragazzi sotto al diluvio. Questo ha fatto la differenza”. Così Simone Inzaghi dopo la vittoria dell’Inter sul Milan che vale lo scudetto.

E al triplice fischio dell’arbitro Colombo è scattata la festa, per 70.000 dentro San Siro in larga prevalenza rossonero (quelli che potranno dire di esserci stati nel giorno dello scudetto vinto in casa dei rivali), per i tantissimi che ormai da settimane aspettavano soltanto questo momento. Cerchiato di rosso sul calendario, un appuntamento con la storia per scrivere la storia, perché mai prima d’ora era capitato che il derby di Milano assegnasse il tricolore. Stavolta è successo, e l’Inter può finalmente lasciarsi andare ai festeggiamenti, quelli che merita una squadra che ha dominato il campionato fin dall’inizio e che, scrollatasi di dosso la presenza della Juventus nello scontro diretto, ha continuato ad aumentare i punti di vantaggio fino al traguardo, tagliato con cinque giornate di anticipo come in passato era successo soltanto altre cinque volte (Torino 1947/48, Fiorentina 1955/56, Inter 2006/07, Juventus 2018/19, Napoli 2022/23).

Una cavalcata inarrestabile, fatta di 27 vittorie in 33 partite, 86 punti sui 99 disponibili, una sola sconfitta (che risale addirittura allo scorso 27 settembre, 1-2 a San Siro contro il Sassuolo), miglior attacco e miglior difesa del campionato. Nel solo 2024 la squadra di Inzaghi ha vinto 13 partite di campionato sulle 15 giocate, pareggiando solo contro Napoli e Cagliari, una striscia positiva che ha progressivamente fatto prendere il largo in classifica, una marcia inesorabile cui nessuna dietro ha saputo rispondere, replay del film già visto l’anno scorso con il Napoli di Spalletti. 

Per Inzaghi è così arrivato il primo scudetto in carriera, lui già specialista di Coppa Italia e Supercoppa. L’anno scorso aveva sfiorato la grande impresa con la finale di Champions persa contro il Manchester City, quest’anno il colpo grosso lo ha fatto in Italia, ma in fondo le due tappe sono legate da un filo comune. Perché se l’allenatore ha spesso ripetuto come quest’anno la sua squadra abbia raccolto i frutti di un lavoro iniziato tre anni fa, è altrettanto vero che la sfida contro Guardiola ha restituito al calcio italiano una squadra diversa, sconfitta sì ma consapevole della propria forza, e capace di dimostrarlo nell’arco di un’annata vissuta con il vento in poppa.

La migliore risposta a chi la scorsa estate vedeva l’Inter indebolita dalle cessioni di Lukaku, Dzeko, Brozovic, Onana e Skriniar: Thuram è diventato subito il partner ideale per Lautaro Martinez (capocannoniere del campionato), il centrocampo formato da Calhanoglu, Barella e Mkhitaryan uno dei più forti anche a livello internazionale, l’innesto di Pavard il completamento di un reparto difensivo che con Acerbi e Bastoni è risultato spesso insuperabile. Senza dimenticare Sommer che non ha fatto rimpiangere Onana, Frattesi che quando è stato chiamato in causa ha sempre risposto presente, le fasce che con le coppie Darmian-Dumfries e Dimarco-Carlos Augusto hanno macinato chilometri avanti e indietro.

Una macchina assemblata alla perfezione, e che ha saputo imprimere un ritmo altissimo, alimentata da un carico di convinzione e di fiducia senza precedenti, la forza di chi sa di essere forte. E che vuole vincere, soprattutto perché in palio c’era un tricolore in cifra tonda. Quello che sarà tramandato alle prossime generazioni, come un racconto che diventerà leggenda e che inizierà così: “Quella volta che abbiamo vinto lo scudetto della seconda stella nel derby con il Milan…”.