APPIANO GENTILE - Il momento è arrivato, quello che deciderà il destino dell’Inter in Champions, una notte da tutto o niente, dove vincere vuol dire prendere un volo per Monaco di Baviera per la seconda finale negli ultimi tre anni, per cancellare il ricordo di Istanbul contro il City. “Quel pensiero ce l’abbiamo ancora dentro - ha raccontato Simone Inzaghi alla vigilia della semifinali di ritorno di Champions contro il Barcellona - È stata una notte difficile da digerire, perché avevamo giocato una grande partita. Ma adesso è giusto vivere del presente, della partita di domani: quello fa parte del percorso fatto in questi quattro anni con la nostra dirigenza, i nostri giocatori e i nostri tifosi. Siamo a due partite da un eventuale trofeo, con tutte le difficoltà che abbiamo avuto, abbiamo portato l’Inter a essere la prima nel ranking Uefa. Quattro anni fa eravamo sedicesimi, ora vogliamo proseguire”. Il presente si chiama Barcellona, e per regalare una notte da ricordare al popolo interista servirà ripetere la grande prestazione dell’andata, in cui l’Inter a tratti è riuscita a mettere alle corde i blaugrana.

“Dovremo fare una grande gara di gruppo contro una squadra fortissima, la cui forza abbiamo toccato con mano - osserva il mister nerazzurro - Ci vorrà una grande Inter, affrontiamo una grandissima squadra. All’andata (3-3, ndr) abbiamo fatto un’ottima gara, ma in certi momenti dovevamo fare meglio. Siamo stati concentrati e lucidi, domani dobbiamo fare altrettanto sapendo che sarà praticamente una finale, che ci sarà un vincitore anche se si dovesse passare da supplementari o rigori”.

Servirà l’Inter in formato Champions, quella dalla difesa ermetica e dalle soluzioni offensive micidiali, contro un avversario che difficilmente si snaturerà, mostrando però anche i limiti visti all’andata: “In campionato il Barcellona ha l’81% di possesso palla, in Champions il 76% - ha spiegato Inzaghi -. Sappiamo che qualità hanno e che in difesa qualcosa rischiano, ma è un rischio calcolato bene da un ottimo allenatore come Flick, che stimo molto: è la squadra più prolifica al mondo, corre per due titoli dopo averne vinti già due. Cosa cambia con o senza Lewandowski? Lo conosciamo bene, lo reputo tra i primi 3-4 attaccanti al mondo. Però abbiamo visto Ferran Torres all’andata, in una squadra che ha segnato 15 gol nelle prime gare senza Lewandowski. Stiamo parlando di una squadra top, sono tutti osservati speciali”.

Ci sarà parecchio lavoro da fare per fermare gli attaccanti dei catalani, una squadra forte che però l’Inter sa come affrontare per andarsi a prendere la finale. “Siamo a due partite dalla Champions League - ha detto il difensore Alessandro Bastoni in conferenza -, siamo consapevoli che una semifinale di Champions non capiti tutti gli anni: sembra quasi scontato all’esterno, abbiamo tanta voglia di giocare questa partita. Non posso che essere orgoglioso del cammino da inizio stagione. Stiamo giocando tantissimo e ci teniamo tanto a fare bella figura, a fare felici le persone che ci seguono. Per questo mi dispiace che all’esterno non venga percepito quello che mettiamo ogni giorno per dare il massimo, non abbiamo un giorno libero da un sacco di tempo perché ci teniamo a chiudere bene. Ci saranno momenti di grande sofferenza domani, come all’andata. In quelle fasi ci servirà la spinta di tutto il popolo nerazzurro, tenendo conto che poi in realtà in campo siamo 11 contro 11. Se c’è una favorita? Paragonandola alla NBA, è una gara 7 a tutti gli effetti, quindi i 50 e 50”.

Inutile dire che il pericolo numero uno si chiama Lamine Yamal, non a caso già paragonato a Messi: “È il giocatore più forte affrontato in carriera - ha assicurato Bastoni -, lo avevo già affrontato con la Spagna e non era ancora a questo livello. Mi ha colpito il livello che ha raggiunto, per età e capacità di creare qualcosa in campo penso sia fra i migliori. Come si ferma? Dovremo fare come all’andata, raddoppiarlo e triplicarlo senza esagerare, altrimenti si creano troppi spazi. Il Barcellona non è solo Yamal, bisogna lavorare di squadra altrimenti singolarmente si fa fatica”.