ROMA - “Avevamo molti grandi sponsor in attesa, tra cui Coca-Cola. Fa male non avere lo stadio”. L’ex presidente della Roma, James Pallotta, e’ ancora rammaricato per non aver costruito il nuovo impianto del club giallorosso, ora in mano ai Friedkin.

“Ho ricevuto un centinaio di mail di persone che mi dicevano che non vedevano l’ora di vedere lo stadio costruito, che volevano sposarsi lì - sostiene l’ex numero uno dei capitolini a ‘The Athletic’ - Siamo arrivati al punto di ipotizzare di metterci anche una struttura per cremare, o un cimitero per le ceneri delle persone che volevano fossero sparse sul campo. Sarebbe stata la struttura più utilizzata nell’Europa del Sud. Sapevamo di avere una enorme opportunità di generare ricavi che sarebbero stati iniettati nella squadra”.

Il 63enne imprenditore di Boston affronta anche il tema degli addii di De Rossi e Totti: “Cosa dovevo fare? Non avevo alcun vantaggio dal veder ritirare due dei più importanti calciatori di ogni tempo. Con lui e Totti abbiamo fatto quello che pensavamo fosse giusto per la squadra”.

“Francesco? Accettammo di onorare l’impegno della proprietà precedente con un contratto da sei anni come dirigente. Inizialmente voleva allenare ma poi cambio’ idea. Cercammo di coinvolgerlo nel marketing e nello staff degli sponsor, così che avrebbe potuto aiutare a chiudere certi affari. Da possibile direttore sportivo aveva degli input e noi veramente volevamo che ne avesse anche di più”.

Ancora rammaricato di aver portato a Roma come ds Monchi (“Mi prendo tutta la colpa di essermi fregato da solo. Under e Kolarov sono stati buoni acquisti, ma ci sono stati errori costosi”), Pallotta dà meriti al solo Baldini per l’arrivo di Zaniolo (“Franco chiamò l’Inter e disse loro che non avremmo ceduto Nainggolan se non in cambio di Zaniolo. Monchi chiese chi fosse”), Pallotta non è tenero nemmeno con le riunioni in Lega: “Mai visto cose del genere. Potevano salire sui tavoli e iniziare a colpirsi gli uni con gli altri. C’erano litigate che pensavo fossero una cosa divertente da vedere. In Premier League e Liga c’è  qualcuno che comanda, ma in Italia? Cio’ che era frustrante è che tutti discordavano sulle cose, non ci si avvicinava alla maggioranza e non ci si accordava su come la Lega dovesse essere guidata”.