MILANO - Un grande classico delle presentazioni dei nuovi arrivati è quello di sentir parlare di un sogno che si è realizzato, frase spesso più dovuta che realmente sentita.

Nel caso di Ardon Jashari, però, è davvero così, perché a testimoniarlo c’è la foto di lui bambino al terzo anello di San Siro il 23 novembre 2011, spettatore di Milan-Barcellona nella fase a gironi di Champions. Quel campo lo ha poi calcato da calciatore il 22 ottobre scorso, quando è stato avversario del Milan con il Bruges, mentre da domenica prossima in Coppa Italia contro il Bari sarà la sua nuova casa: “Le mie sensazioni su questo club sono incredibili - ha detto Jashari nella conferenza stampa di presentazione -. È un sogno che si realizza, non solo per me ma anche per la mia famiglia. Quando ero piccolo sono venuto a vedere il Milan contro il Barcellona. Ho sempre sognato di fare il calciatore e sono cresciuto con queste due squadre. Faccio fatica a trovare le parole giuste per farvi capire cosa provo ad essere qui”.

Jashari è arrivato al Milan al termine di una trattativa estenuante, nella quale il Bruges non ha ceduto di un centimetro.

A molti ha ricordato la telenovela per De Ketelaere (“L’unico punto in comune con lui è che venivamo dallo stesso club, ma siamo due giocatori diversi. Sento un po’ la pressione, ma chi indossa questa maglia sa che pressione c’è, quindi è tutto normale”), visto che anche per lui il Milan ha dovuto lottare parecchio, potendo però contare sulla ferma volontà del giocatore: “Tutti sanno che è stata una trattativa lunga, ma fin dai primi contatti con il Milan era chiaro che volessi venire qui - ha spiegato lo svizzero -. Sapevo che non sarebbe stato facile perchè ero importante per il Bruges e non mi avrebbero fatto andare via facilmente. Serviva pazienza. Tare mi ha sempre detto che avrebbe fatto di tutto per portarmi qui. Anche se sono arrivati altri club, io volevo solo il Milan. Ora siamo tutti contenti. Appena finita la stagione il mio agente mi ha detto che il Milan poteva essere un’opzione. Poi mentre ero in vacanza mi ha detto dell’interesse del Milan e ho parlato con Tare del progetto. Ora il mio sogno è diventato realtà. Voglio ringraziare tutti quelli che hanno lavorato per chiudere questa trattativa e particolarmente Tare. Io ho sempre voluto venire al Milan. Appena ho saputo dell’interesse non ha avuto dubbi. Anche se ci fossero state altre squadre italiane interessate io volevo solo il Milan”.

Oltre a Tare, anche Allegri ha spinto molto per averlo: “Sono qui da una settimana, ma non posso che spendere parole positive su Allegri e il suo staff. Fin da subito ho capito che è un allenatore che è vicino alla squadra. C’è una grande armonia nello spogliatoio. Poi tutti andiamo in campo per vincere. Ringrazio Allegri per le belle parole dopo il Leeds. Non giocavo una partita da due mesi, ho fatto un po’ fatica a ritrovare il ritmo ma mi sono trovato bene in campo. Mi stavo allenando da due giorni con la squadra, ma volevo dare una bella impressione a tutti. Ho ampi margini di miglioramento e continuerò a crescere. Obiettivi? Dobbiamo vincere il più possibile, questo club merita tanti trofei. Io cercherò di dare il meglio in ogni partita”.

Quando tifava Milan da piccolo il suo idolo era Pirlo (“Ho una storia simile a lui, ha iniziato da numero 10 e pure io. Poi è arrivato qui e ha giocato da playmaker. Anch’io ho iniziato da trequartista e ora gioco più indietro. È stato una grande fonte di ispirazione per me”), mentre adesso il riferimento diretto ce l’avrà nello spogliatoio, ovvero Modric.

“In questo club ci sono stati giocatori fantastici e sono orgoglioso di indossare la loro stessa maglia. Modric ha tanta esperienza, questo mi può aiutare tanto ogni giorno. Cercherò di divertirmi e godermi a giocare con lui e poi cercherò di crescere con lui. La prima volta che l’ho visto di fianco a me è stato incredibile, fa dei piccoli gesti che ti facilita in campo”.

Jashari ha tanta voglia di Milan (“Voglio dare il mio contributo e trasmettere il mio fuoco alla squadra”), ma soprattutto ha voglia di lasciare il segno dopo un’attesa così lunga: “La cosa più importante è avere successo con il club. Voglio vincere il più possibile, sarà una grande stagione”.

Da festeggiare guardando lassù al terzo anello, dove quel bambino che era venuto a Milano dalla Svizzera sognava di diventare un calciatore e vestire su quel prato la maglia del Milan.

Perché a volte i sogni si avverano.