Spesso ci soffermiamo su una fotografia scattata male: troppo bassa, troppo grassa, gli occhi chiusi, i capelli fuori posto e, alla fine, chiediamo un secondo scatto. Non si pensa quasi mai, però, che un dipinto prodotto in ore, oppure in giorni, racchiuda molta più verità su di noi di quanto una fotografia riesca a catturare in pochi secondi.
Giuseppe Zappulla, in arte Joe Zapp, è uno speed painter molto conosciuto e richiesto in giro per l’Australia. Non è del tutto inusuale imbattersi in lui a una serata di gala o di beneficenza. Lo abbiamo infatti incontrato durante la celebrazione del centenario della Società Isole Eolie Melbourne, il mese scorso, proprio mentre era intento a creare un ritratto del gruppo comico Sooshi Mango. “Solitamente inizio un quadro quando la gente comincia ad arrivare all’evento, per poi metterlo all’asta a metà della serata. In genere, mi servono due ore per completarlo”, ci spiega.
La specialità di Joe Zapp sta nel creare ritratti che fondano realismo e impressionismo, in due ore. Un tempo che può sembrare relativamente poco per alcuni, ma sufficiente a catturare la vera essenza del soggetto rappresentato, come si può notare in molti suoi lavori. “Realizzo anche paesaggi e altro, a seconda di ciò che richiede il cliente”, aggiunge.
Emigrato dalla provincia di Siracusa all’età di sette anni, è proprio durante la lunga traversata oceanica che si avvicina alla pittura. “Un giorno, mentre eravamo a bordo, decisi di trattenermi in classe dopo la lezione e iniziai a disegnare sulla lavagna. L’insegnante lo apprezzò molto. Mi piacque sia disegnare sia ricevere quei complimenti e così, da quel momento, non ho più smesso”, ricorda.
A circa dieci anni, un’amica di famiglia suggerisce alla madre di iscriverlo a un corso di pittura. Il giovane Joe, che già aveva le idee ben chiare, frequenta tre lezioni prima di mollare definitivamente: “Mi annoiavo terribilmente. Quello che cercavano di insegnarmi non mi piaceva e lo trovavo lento. Ho sempre avuto l’impulso di arrivare subito al risultato. Con il mio metodo, riesco a produrre quadri rapidamente, mantenendo la stessa qualità di un pittore che ci impiega una settimana”, ammette.
Joe Zapp ci spiega che, a differenza di molti altri artisti, non produce un bozzetto, poiché lo ritiene uno spreco di tempo prezioso. Preferisce, invece, ricercare la spontaneità nei suoi quadri, facendosi guidare dalle sensazioni, per creare un prodotto d’impatto, vivendo il momento.
“Realizzare uno schizzo e poi colorare non è creare: è riempire uno schema. Per me creare è qualcosa di spontaneo. Molti adesso adottano uno stile simile, anche se raramente li vedo fare eventi dal vivo come faccio io”, spiega, aggiungendo che, al di là delle persone che incontra durante queste occasioni mondane e ai suoi seguaci su Facebook, non è molto conosciuto nell’ambiente artistico australiano, poiché il suo stile di pittura non rientra nei comuni canoni accademici.
Zapp cresce in una famiglia dove la pittura è vista come un passatempo, non come una fonte sicura e affidabile di guadagno. Nonostante ciò, all’età di venti anni, decide di commercializzare i suoi dipinti, iniziando a vendere le stampe che realizzava dal vivo a una bancarella di mercato. “Nonostante sia un tipo solitario, non ho mai avuto problemi a interagire con le persone che non conosco. Rompere il ghiaccio con la gente che veniva al mercatino della domenica era anche un modo per vendere le mie stampe”, racconta.
Arriva poi la proposta di un amico di realizzare un ritratto in occasione di una cena di beneficenza. Il quadro viene messo all’asta durante l’evento, raggiungendo subito la sostanziale cifra di duemila dollari.
“Mi sembrava una cifra sproposita per quei tempi. La metà è stata donata; per gli organizzatori già mille dollari erano più che sufficienti”, ricorda, aggiungendo che da quell’evento, ne sono seguiti molti altri. La routine di Joe di qualche anno fa prevedeva tre eventi al giorno, iniziando la mattina con un brunch, seguito poi da un long lunch e, infine, la cena. “Adesso sono quasi in pensione, ho 75 anni e non ho più la stessa energia di un tempo”.
Tante le occasioni e le persone dipinte da ricordare: da Bob Hawke a John Howard, come numerosi giocatori di cricket indiani, inglesi e australiani, e moltissimi giocatori di football australiano.
“Penso di averli dipinti quasi tutti, dal team di North Melbourne a quello del Collingwood, Essendon, Carlton e tanti altri”, ricorda. Non solo personalità della politica, del cricket e del football sono state catturate dal suo pennello: “Ho dipinto anche moti pugili”, tra i quali il campione mondiale australiano Johnny Famechon. Ci sono poi le numerose associazioni di beneficenza che si avvalgono dei servizi di Zapp regolarmente, come la Holland Foundation che lo ingaggia due volte all’anno da circa un decennio.
“Adoro dipingere davanti alle persone; mi piace che vengano a parlare con me. Ho anche dipinto a matrimoni, fidanzamenti, compleanni a sorpresa”, aggiunge.
Zapp si sposta molto per lavoro, anche se confessa di non essere più rientrato in Italia da quel lungo viaggio migratorio compiuto quasi settanta anni fa: “Non ho rimpianti; non mi è mai piaciuto volare in aereo”.
Tirando le fila di una vita artistica ricca di volti interessanti e occasioni speciali, la conclusione è una soltanto: “Non so quanti anni mi restino ancora. Se potessi esprimere un desiderio, vorrei concludere il mio percorso dipingendo durante un grande spettacolo. Sarebbe un bel modo di salutare la vita”.