LUSSEMBURGO - Nessun passo in avanti sulla vicenda Brexit dopo la colazione di lavoro in Lussemburgo tra il primo ministro Boris Johnson e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.
“È responsabilità della Gran Bretagna avanzare delle soluzioni operative legali che siano compatibili con l’accordo di uscita”, si legge nel comunicato stampa della Commissione europea emesso dopo i colloqui.
Jean-Claude Juncker, che a fine ottobre lascerà la presidenza alla tedesca Ursula von der Leyen, ha “sottolineato la costante volontà e apertura della Commissione nell’esaminare se tali proposte soddisfino gli obiettivi dell’accordo”, sebbene, si precisa, “tali proposte non siano state ancora fatte”.
Qualche ora dopo, ai microfoni della BBC, Johnson ha ribadito che non intende chiedere un ulteriore rinvio e che il Paese uscirà dall’Unione Europea il 31 ottobre prossimo. Da quando è diventato premier Johnson spinge sul fronte dei negoziati in modo da ridefinire l’accordo entro il summit del Consiglio d’Europa del 17 ottobre, altrimenti fuori il 31 senza alcun accordo.
L’incontro - il primo tra i due da quando Boris Johnson si è insediato al numero 10 di Downing Street - aveva proprio lo scopo di fare il punto sul tema dei colloqui tecnici in corso tra l’Ue e il Regno Unito e discutere dei passi successivi da intraprendere.
Il presidente Juncker era accompagnato dal capo negoziatore della Commissione europea, Michel Barnier mentre in delegazione con Johnson era presente il segretario di Stato britannico per l’uscita dall’Unione Europea, Stephen Barclay.
La proposta concreta di cui parla la Commissione nel comunicato stampa è quella che riguarda le parti più contestate dell’accordo tra Ue e Regno Unito concluso dall’ex premier Theresa May, accordo bocciato per ben tre volte dal Parlamento britannico.
In particolare Boris Johnson, insieme con molti altri politici britannici, sono contrari al “backstop”, ovvero quella clausola che, accorpando commercialmente l’Irlanda del Nord al resto dell’Unione previene il ritorno di un confine fisico fra le due Irlande che vanificherebbe gli accordi di pace del Venerdì santo: il problema - lo ribadisce ormai da tempo l’Unione Europea - è che il governo britannico non ha fatto alcuna proposta alternativa per provare a sostituire il “backstop” con qualcos’altro.
Questa clausola risulta decisamente intollerabile per il fronte duro dei pro-Brexit, di cui Johnson s’è fatto testimone, perché - e il premier l’ha ribadito alla BBC - avrebbe una portata antidemocratica andando a minare la sovranità del Regno Unito.
La trasferta lussemburghese di Boris Johnson ha avuto anche una parentesi decisamente ‘rumorosa’ quando, al momento della conferenza stampa congiunta tra il premier britannico e il suo ospite lussemburghese, i due si sono trovati di fronte a un muro di protestanti anti-Brexit, poco numerosi ma decisamente molto chiassosi.
Qualcuno ha anche maliziosamente immaginato una certa intenzionalità nella scelta da parte dello staff lussemburghese di allestire la conferenza stampa all’aperto ma certo è che, di fronte alle contestazioni, Boris Johnson ha lasciato il campo ed è andato via.
Il premier Bettel è restato quindi solo di fronte ai cronisti, con un leggìo vuoto accanto e, approfittando della situazione, ha ricordato al leader dei Tories che la responsabilità ricade soltanto su di lui: “Sei tu ad avere in mano il futuro dei cittadini del Regno Unito e di quelli dell’Ue che vivono in Gran Bretagna”, ha detto. E ancora: “Basta parole, serve agire”.