Come Wile E. Coyote, anche O’Brien, nonostante la crisi da coronavirus e soprattutto il disastroso pasticcio delle quarantine negli alberghi che avrebbe causato la seconda ondata della pandemia e che sta creando una crisi economica senza precedenti, non è riuscito a scalfire minimamente l’immagine del premier Daniel Andrews.
E ora colleghi frustrati dalla sua decisione di non approfittare della percepita debolezza del governo, lo accusano di aver gettato al vento la miglior possibilità di mettere pressione sul Premier, e ora sembra stiano tramando contro di lui.
Secondo le critiche interne il leader liberale, Michael O’Brien, “non sarebbe in grado di ispirare nessuno e sarebbe un conservatore troppo cauto, che non prende rischi, che non ha nessun impatto”.
Ora perfino la presidente della Commissione che si sta occupando della debacle delle quarantene negli alberghi, l’ex giudice del Tribunale delle Famiglie, Jennifer Coate, ha respinto la sua richiesta di partecipare all’inchiesta dicendo che minerebbe l’integrità e l’indipendenza della Commissione stessa.
Intanto, come non bastassero i guai attuali, O’Brien si trova a dover gestire anche la patata bollente delle irregolarità di iscrizione (branch stacking) nelle sezioni liberali, simili a quelle laburiste che sono costate la carriera a tre ministri di governo.Non è chiaro come i parlamentari liberali dissidenti intendano attuare il loro piano, visto che, data la pandemia, non possono incontrarsi tra di loro, e quindi riunirsi per rimettere in discussione la leadership.
Ma c’è comunque chi pensa a un ritorno di Matthew Guy, nonostante quest’ultimo abbia perso le ultime elezioni in maniera addirittura disastrosa (la Coalizione, dopo le ultime elezioni, ha conservato 27 seggi parlamentari su 88).
Qualche settimana fa, mentre il governo sembrava non riuscire a mettere sotto controllo la pandemia, il gruppo liberale si è riunito in videoconferenza, e O’Brien ha sottolineato che l’opposizione continui a essere costruttiva, perché un attacco alla giugulare del Premier, che si è accattivato la simpatia di buona parte dell’elettorato, con le lunghe conferenze stampa quotidiane, sarebbe stato controproducente.
“Dobbiamo essere cauti e misurare le parole – ha detto O’Brien durante l’incontro virtuale, in base al verbale scritto della riunione -; ogni nostra critica deve essere accompagnata da una soluzione. Non possiamo semplicemente puntare il dito e lanciare accuse unilaterali”.
I parlamentari nazionali si sono uniti ai colleghi liberali dopo una mezz’ora e il leader dei partner della Coalizione, Peter Walsh, dopo essersi congratulato con O’Brien per la sua leadership, ha proposto un diverso corso d’azione, dopo le rivelazioni che il primo caso di infezione negli alberghi usati per le quarantene era stato diagnosticato su una guardia di sicurezza di un’agenzia privata, di Sydney: “Dobbiamo chiedere le dimissioni del Premier e dei ministri responsabili – ha detto, sempre in base al verbale scritto -, perché la loro colpevolezza nella morte di persone malate del virus è paragonabile all’incidenza dei casi di omicidio colposo industriale”.
Quindi se da una parte O’Brien proponeva una specie di cessate il fuoco, dall’altra il leader dei nazionali suggeriva una guerra aperta sul governo laburista.
Dopo l’annuncio della seconda fase di lockdown duro da parte di Andrews, con 250.000 persone che avrebbero, almeno temporaneamente, perso il lavoro, O’Brien, ospite di un programma televisivo mattutino, ha affermato: “Chiedo solo che il pubblico dia il massimo sostegno alle piccole imprese del loro quartiere, e che il governo le aiuti a superare questo periodo difficile”.
Il problema della Coalizione è che se attaccano il Premier, imputandogli le restrizioni più draconiane, vengono accusati di voler politicizzare la pandemia, come è accaduto al conservatore Tim Smith, emerso come una minaccia alla leadership di O’Brien.
Il rappresentante del seggio di Kew (che ha coniato gli epiteti “Chairman Dan” e “Dictator Dan”, per il Premier), il 4 agosto, data dell’inizio della quarta fase di lockdown, aveva chiesto le scuse del Premier che aveva appena postato le foto delle quattro strade generalmente più trafficate di Melbourne, completamente deserte, con la scritta: “Grazie a tutti”.
Una elettrice liberale di Hawthorn ha replicato a Smith, invitando il deputato a misurare le parole, per evitare maggior ansia nella comunità e suggerendo che arriverà il momento dei chiarimenti e dell’assunzione di responsabilità quando saremo usciti dal tunnel”.
Lo stile conciliatorio del leader dell’opposizione non piace neanche all’ex premier liberale, Jeff Kennett, che ha definito O’Brien un “mollaccione senza un filo di aggressività e di senso di leadership”, facendo andare su tutte le furie alcuni membri del Consiglio amministrativo liberale, che hanno chiesto la sua radiazione dal Partito.
Kennett non è comunque neanche un grande fan di Smith, che ha definito “un torello esuberante che ha ancora molto da imparare”.
O’Brien, dal canto suo, ha evitato polemiche con il suo illustre predecessore, invitando però Kennett a occuparsi più dell’Hawthorn, la squadra di AFL di cui è presidente e che naviga in cattivissime acque in campionato, e meno del Partito liberale.
Il leader liberale, rappresentante del collegio di Malvern, a est di Melbourne, è consapevole che, al di là delle affiliazioni politiche, gli elettori più istruiti, nelle zone più ricche (generalmente liberali), considerano le restrizioni un inconveniente necessario e il virus una minaccia mortale, mentre quelli nelle zone più proletarie (generalmente laburisti) pensano più alla perdita di posti di lavoro e le conseguenze finanziarie per loro stessi e le loro famiglie.
Se O’Brien perdesse la fiducia degli elettori storici, il cosiddetto zoccolo duro liberale della Melbourne bene, allora sarebbe veramente inevitabile la sua sostituzione, così come è inevitabile che Wile E. Coyote finisca sempre in una scarpata del Grand Canyon.