PECHINO (CINA) - L’urlo liberatorio di Sofia, l’abbraccio della sorella Nicol che la stava aspettando al traguardo.

Solo una strepitosa Corinne Suter nega il trionfo ma va bene così, perché parla italiano la discesa olimpica sulla “Rock” di Yanqing: argento per Sofia Goggia, bronzo per Nadia Delago.

E pensare che fino alla prova della 27enne elvetica l’Italia aveva pure accarezzato il sogno di una clamorosa tripletta, con Elena Curtoni - scesa col primo pettorale - a lungo al comando della gara, prima di essere scalzata delle due compagne e chiudere alla fine quinta.

L’argento della 29enne bergamasca, campionessa in carica, profuma d’oro perché appena una settimana prima lei stessa aveva messo in dubbio la sua presenza, scoraggiata dall’impatto con la pista cinese e dai postumi dell’infortunio di Cortina.

Ecco, la sua corsa contro il tempo parte da lì, da quel 23 gennaio, dalla caduta in super-G: trauma distorsivo al ginocchio sinistro, con una lesione parziale del legamento crociato già operato nel 2013, una piccola frattura del perone e una sofferenza muscolo tendinea, era stato il responso degli accertamenti.

Sembra quasi una sentenza ma Sofia non molla, è costretta a rinunciare al ruolo di portabandiera ma suda e lavora senza sosta per essere a Pechino. Poi i dubbi, le paure che piano piano scaccia via. Fino a quel grido che riecheggia all’alba italiana e un sorriso che solo in parte la Suter cancella. “Se qualche giorno fa mi avessero detto che avrei fatto argento, avrei firmato - ammette la Goggia - Alla fine sono felice del mio risultato perchè essere qui alle Olimpiadi dopo la mia caduta a Cortina non era affatto sicuro”.

Non è oro come a Pyeongchang “ma è sempre una medaglia, una grande medaglia, una medaglia incredibile considerando le condizioni degli ultimi 20 giorni. Ho sempre detto a me stessa che se fossi riuscita a superare la prova che ero stata chiamata ad affrontare dopo Cortina, probabilmente la gara in sè sarebbe stata la parte più facile. Ho trovato una forza incredibile dentro di me”.
Ma la discesa di Yanqing porta in dote anche il bronzo di Nadia Delago, 24enne di Bressanone, tesserata per le Fiamme Oro e alla sua prima Olimpiade.

In Coppa del Mondo non era mai riuscita a salire sul podio, lo fa sul palcoscenico più prestigioso in Cina, limitando i danni nella parte centrale del tracciato e dando fuoco alle polveri nell’ultimo tratto.

Quando taglia il traguardo e si ritrova provvisoriamente al primo posto, c’è la sorella Nicol - scesa appena prima e alla fine undicesima - a stringerla forte: perché anche se la gara è solo a un terzo, entrambe sanno che quel tempo può valere una medaglia.

E così sarà: le lacrime di gioia sul podio, premiata dal presidente Fisi Flavio Roda, valgono più di ogni parola. “Sono così felice che non so che dire - è quasi incredula - Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato a vincere questa medaglia, la dedico a loro. L’abbiamo vinta insieme”.

Un risultato eccezionale che conferma la forza delle nostre velociste - commenta raggiante Giovanni Malagò - Due medaglie che fanno la storia”.

E in effetti Sofia e Nadia firmano un capolavoro difficilmente eguagliabile: solo a Salt Lake City 2002 due italiane condivisero il podio, Daniela Ceccarelli e Karen Putzer, rispettivamente oro e bronzo in super-G. Ma oggi, a splendere d’azzurro, è il cielo sopra Pechino.