La Figc accelera sul fronte arbitrale. L’idea di una riforma strutturale che separi i direttori di gara di Serie A e Serie B dall’AIA prende sempre più corpo, con l’obiettivo dichiarato di mettere al centro la meritocrazia.

Secondo quanto riportato da Repubblica, il progetto prevede la nascita di una nuova associazione autonoma, distinta dall’attuale Associazione Italiana Arbitri, che gestirebbe in maniera diretta l’élite dei fischietti italiani. Un modello ispirato al professionismo, pensato per far emergere i profili migliori senza condizionamenti interni.

Oggi, infatti, la selezione dei migliori arbitri dipende formalmente dal merito, ma di fatto risente dei rapporti di forza tra i vertici e le sezioni territoriali dell’AIA, da cui dipendono i consensi politici. Una dinamica che, inevitabilmente, rischia di frenare il percorso dei talenti più meritevoli, favorendo invece le rappresentanze locali più influenti.

Nella nuova struttura, Serie A, Serie B e Figc sceglierebbero insieme il designatore e il suo staff tecnico. Non sorprende che l’AIA non abbia accolto con entusiasmo la prospettiva di perdere la gestione diretta dei fischietti di vertice.

Sul tavolo rimane però il nodo economico: un’organizzazione di questo tipo richiede investimenti notevoli. Basti pensare alla PGMOL inglese, il modello a cui si guarda, che spende oltre 40 milioni di euro l’anno per gestire quattro campionati professionistici. Serie A e B, al momento, non sembrano intenzionate ad accollarsi interamente la spesa.

E i diretti interessati? Le opinioni, racconta Repubblica, sono discordanti. Tuttavia, l’eventuale passaggio a un nuovo inquadramento contrattuale, con status da veri professionisti, sarebbe accolto favorevolmente da molti direttori di gara. Perché significherebbe finalmente un riconoscimento pieno del loro ruolo e delle responsabilità che ogni settimana hanno in campo.