PERTH – La scorsa domenica 10 agosto, a Fremantle, all’interno del Fishing Harbour, si è svolta la cerimonia di commemorazione della ‘Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo’, appuntamento istituito nel 2001 dal Parlamento italiano, su proposta del Ministero degli Esteri, per commemorare la tragedia avvenuta l’8 agosto 1956 nella miniera di carbone del Bois du Cazier a Marcinelle in Belgio, in cui un incendio devastante strappò alla vita di 262 uomini, di cui 136 immigrati italiani. Una tragedia che mise a nudo la dura realtà del lavoro in miniera e il dramma dell’emigrazione del dopoguerra.

Frutto di una collaborazione tra il Consolato d’Italia a Perth e il Com.It.Es. per il Western Australia, la cerimonia ha avuto luogo per la prima volta nei pressi del monumento che a Fremantle omaggia la dedizione e il sacrificio dei tanti italiani che hanno reso la pesca una delle industrie fiorenti dello Stato più occidentale d’Australia.

Nel corso dell’iniziativa, dopo la deposizione di una corona di fiori presso il monumento ai pescatori, si sono succeduti gli interventi delle autorità presenti: il console Sergio Federico Nicolaci, la sindaca della città di Fremantle, Hannah Fitzaringe, il parlamentare statale Frank Paolino, la vicepresidente del Com.It.Es, Emilia Lucioli e il viceconsole d’Italia a Perth, Emilio Sessa,  che hanno sottolineato l’importanza cruciale del contributo della comunità italiana allo sviluppo economico, sociale e culturale del Western Australia.

Maria Rosaria Francomacaro, professoressa della University of Western Australia, ha inoltre dato lettura della commovente poesia Lu trenu di lu suli dello scrittore siciliano Ignazio Buttitta, ispirata proprio ai tragici eventi di Marcinelle del 1956. Un canto struggente sull’emigrazione italiana, che riflette il sacrificio e il dolore dei migranti che lasciano la loro terra.

La poesia richiama l’immagine del treno come rappresentazione di viaggio e separazione, esprimendo il dolore della partenza e la nostalgia per la casa perduta. Non è specificamente collegata alla giornata commemorativa, ma il tema della sofferenza e della lotta affrontata dai migranti, giunti in lontane terre straniere, è in linea con lo spirito di sacrificio e resilienza che si celebra in molte occasioni commemorative, ricordando il sacrificio degli italiani nel mondo, un sacrificio che si è poi trasformato in successo per molti di loro.

Dopo la lettura della poesia non sono mancate le lacrime e i ricordi di tanti presenti che hanno vissuto  quelle sensazioni sulla propria pelle, oppure come figli e nipoti di emigrati.

Un avvenimento simbolico visto per la cittadina di Fremantle in quanto primo porto di scalo in Australia della maggior parte degli emigrati dall’Italia su navi europee. Questi italiani, arrivati come pescatori, agricoltori, falegnami, cuochi, contadini, sarti o minatori, hanno saputo trasformare il duro lavoro in opportunità, diventando imprenditori, artisti e pilastri della società australiana. Malgrado tutto, si sono sistemati, adattandosi a un Paese che non era certo l’Italia, lavorando e dimostrando con i fatti, e in silenzio, e costruendo con dedizione quello che è l’Australia di oggi. Infatti, questi italiani con il loro duro lavoro hanno contribuito a costruire strade, ferrovie, infrastrutture agricole. 

L’ardua e lunga traversata oceanica, veniva fatta con la speranza di un futuro migliore, un futuro di sogni e promesse, l’unico bagaglio garantito a parte la piccola valigia che portavano con sé dall’Italia. Gli italiani arrivati in Australia sfidarono negli anni le difficoltà dell’integrazione in una società molto diversa dalla loro: lingua, clima, leggi sul lavoro, diversi usi, costumi e forti pregiudizi.

L’evento a Fremantle non è stato quindi soltanto un evento commemorativo, ma anche un’occasione per riflettere sul significato del lavoro, sui diritti dei lavoratori migranti di ieri e oggi, e sull’identità dell’Italia e degli italiani nel mondo nel passato e nel presente.