In effetti, non esiste e non è mai esistito, nonostante abbia una sua stazione che serve le linee di Pakenham, Cranbourne e Frankston.
A Hawsburn Villlage, con i suoi bar e ristoranti, è situato Officine Zero, situato in una sorta di crocevia tra Toorak, South Yarra, Praharan e Armadale, incentrato attorno a Malvern Road.
Si tratta di un bar e ristorante che ho visitato assieme a mia moglie, su suo suggerimento, perché aveva letto una recensione durante una di quelle pause dettate dai lockdown per la pandemia che abbiamo avuto a Melbourne.
Officine Zero è un locale lungo e stretto, con tavolini sulla strada, due tavoli alti con sgabelli all’entrata, un bar con un piano in marmo e maioliche verdi alla base; circa sei tavoli, con una lunga banquette di legno da un lato, da unire di fronte a gruppi più numerosi.
Sul retro, davanti alla cucina, altri tavoli, e infine un delizioso cortile sul retro.
Claudio Casoni, modenese di Sassuolo, dato che è nato al confine tra i due Comuni (tra i quali naturalmente c’è grande rivalità e campanilismo, come del resto in tutta la Penisola), ha studiato a Modena, prima di frequentare l’università facendo la spola con Bologna. Laureatosi in Ingegneria chimica, dopo qualche anno di attività professionale nel settore ingegneristico, il ventottenne ha deciso, assieme ad alcuni amici, di misurarsi con una nuova realtà nel 2010.
“Sono arrivato a Perth con il Working Holiday Visa e dopo i due anni di visto, ho viaggiato da backpacker per approfondire la mia conoscenza con questo straordinario continente – ha raccontato –. Melbourne, rispetto alle altre città, aveva cominciato ad attrarmi, nonostante le condizioni meteorologiche non siano sempre favorevoli”.
Quando ha cominciato a contemplare l’idea di estendere il visto e di rimanere per un periodo più esteso in Australia, Casoni ha scoperto che, data la carenza di ingegneri nel Paese, il dipartimento dell’Immigrazione concedeva agevolazioni con un percorso molto più veloce per ottenere la residenza permanente.
Bruciate le tappe sul visto, ha scoperto però che non era vincolato a continuare nel suo percorso di ingegnere e, avendo sempre coltivato la passione per il caffè, ha deciso di seguire il suo sogno e aprire un bar.

I due soci di Officine Zero, Armando Al Khatib e Claudio Casoni
“Potevo finalmente restare in Australia e mi sono chiesto: ‘È un cambiamento davvero grande, perché non renderlo ancora più grande?’. Ho quindi deciso di inseguire la mia grande passione e ho aperto un espresso bar insieme al mio socio Armando Al Khatib”.
Era il 2014 quando ha trovato il locale che faceva al caso suo, in un tratto di strada pieno di negozi specializzati, ristorantini e bar, quasi un angolo di Europa.
All’inizio, Officine Zero era solo una bar e serviva esclusivamente caffè – in particolare, quello tostato da Terzi di Bologna, una delle più importanti caffetterie italiane.
L’avventura professionale è però ancora legata alla chimica, la sua originaria attività: “La nostra scelta del caffè, ad alta specializzazione, non è altro che un insieme di principi di chimica e fisica. Mi piace pensare di non essermi allontanato dal mio settore così tanto”, ha continuato.
Dopo il primo anno di attività, da OfficineZero sono cominciati ad arrivare panini e piadine. L’anno dopo, con l’assunzione dello chef Gabriele, originario di Torino, ha cominciato a servire piatti della grande tradizione culinaria italiana: vitello tonnato, insalata di polpo con patate, calamari fritti con melanzane e zucchina in tempura (come vengono preparati in Liguria) e paste artigianali, di grano duro con trafilatura al bronzo, preparate nella cucina del locale, come i cavatelli alla Norma e i maccheroncini cacio e pepe.

Un piatto firmato Officine Zero nel retro del locale
Le idee, la passione, la capacità di interagire con la clientela, la forte caratterizzazione italiana nel progetto hanno reso il business un punto di riferimento dell’Hawksburn Village, anche nei mesi in cui le criticità sono aumentate a causa dell’inaspettata pandemia, quando è stato deciso di non chiudere il locale, e di dare la possibilità ai numerosi dipendenti (al momento sono ventidue), con un visto temporaneo di continuare a lavorare, sviluppando una piattaforma online per poter gestire gli ordini in un’unica filiera, i takeaway e le consegne a domicilio.
A otto anni dall’apertura, è in arrivo una nuova trasformazione.
“Il locale accanto è libero e l’abbiamo rilevato – ha spiegato Claudio nell’intervista concessa a Sapori, in onda su Rete Italia –, e stiamo facendo dei lavori per ampliare il locale, la cucina e il menù”.
Prossimamente da Office Zero, più posti a sedere per soddisfare le esigenze della crescente clientela locale e non solo, e una maggior offerta di paste ripiene che, con un titolare emiliano come Claudio e uno chef torinese come Gabriele, saranno sicuramente ottime.
Il laboratorio ‘a vista’, per la preparazione delle sfoglie all’uovo per le paste e per la pasticceria, è l’altra grande novità; verrà ricavato in un vecchio garage, al quale saranno installate delle finestre per premettere agli avventori di curiosare.