DUBAI - Per le autorità di Dubai potrebbe essere l'imprenditore aretino Samuele Landi, ex ad Eutelia, azienda di telefonia, telecomunicazioni e It che fece bancarotta nel 2010, uno dei cadaveri ripescati dieci giorni fa dalla guardia costiera emiratina a 25 miglia dalla costa dove il manager abitava da mesi in mezzo al mare su una piattaforma artificiale galleggiante. 

Si tratta di una chiatta hi tech dove vengono sperimentati futuribili quartieri urbani offshore, ancorata in acque internazionali. Le onde tirate su da un fortunale hanno spazzato via la struttura e chi c'era sopra. 

Landi, che per la giustizia italiana è un latitante, fu condannato contumace a 8 anni per la bancarotta di Eutelia, sentenza definitiva, e da allora è scomparso. La tempesta ha travolto anche la sua isola-test per una nuova vita urbana. In quattro, forse cinque persone, sono state vittime del naufragio. Indossavano tutti il giubbotto salvagente, due sono morti. Altri due sono superstiti perché si sono lasciati trasportare dalla corrente restando a pelo d'acqua, senza perdere energie e aspettando i soccorritori. 

Un sopravvissuto ha incontrato la moglie Laura a Dubai e le ha detto di averlo visto tirato via in direzione opposta mentre si aggrappava a un relitto. Domenica la polizia guardacoste di Dubai ha comunicato a voce ai familiari che le impronte digitali di uno dei cadaveri recuperati corrispondono a quelle di Landi, le autorità a Dubai hanno le impronte perché il manager è uno straniero residente. 

Inoltre, Landi possiede il passaporto diplomatico in qualità di console della Liberia. La moglie e tre dei quattro figli vivono anch'essi a Dubai dove l'uomo riparò nel 2010, dopo il crac Eutelia. Ora aspettano informazioni dalla polizia emiratina, fra cui l'esito della comparazione del Dna con lo stesso cadavere non identificato, ma con le impronte che sembrano uguali al manager.  

“I familiari hanno ricevuto dalla polizia del posto solo una comunicazione informale, verbale, sulle impronte digitali. Non ci sono documenti, ora aspettano anche quelli sul Dna”, spiega l'avvocato difensore di Landi, Amedeo Di Segni. “Io stesso avrei bisogno della procura firmata di Landi per presentare un ricorso in Cassazione contro un'altra condanna, quella per la bancarotta di Agile. Una bancarotta a cui Landi è estraneo così come non è responsabile di quella di Eutelia”, dice il legale. 

“Samuele Landi si è sempre considerato un esiliato, non un latitante”, ha puntualizzato l'avvocato Di Segni. La difesa ha sempre sostenuto che il crac di Eutelia fu dovuto all'errata valutazione dell'Agenzia delle Entrate sulle pendenze debitorie della società aretina verso il fisco per una somma intorno al mezzo miliardo di euro. Samuele Landi aveva sostenuto che testava le piattaforme off-shore in acque internazionali anche per dare alla gente un luogo dove non pagare le tasse a uno Stato autocratico.