MILANO – L’inizio è stato molto più che incoraggiante, perché al di là del risultato (5-0) contro il Torino, l’Inter ha dimostrato di aver voltato pagina rispetto alla passata stagione, gettando via le scorie e cercando di guardare soltanto avanti.

Merito anche di Cristian Chivu, che ha saputo entrare nello spogliatoio interista in punta di piedi, riuscendo fin da subito a guadagnarsi la fiducia dei suoi giocatori. Si è parlato anche di un “patto” tra squadra e allenatore, ma qui si entra in quel genere di argomenti che un uomo di calcio non svelerebbe mai: “Ci sono cose che si possono raccontare e altre no - ha detto l’allenatore in conferenza -. Ma non pensate che siano chissà cosa. Si tratta sempre di cose che fanno bene al gruppo, che fanno capire l’importanza del gruppo, l’unità e l’armonia che bisogna avere. Il patto è che il responsabile sono sempre io, nel bene e nel male”.

La squadra lo segue, chi si pensava potesse andare via alla fine è rimasto, ovvero Calhanoglu, che dopo aver scontato la giornata di squalifica all’esordio è pronto a tornare a San Siro davanti ai suoi tifosi: “È un giocatore importante e lo ha dimostrato, come ha dimostrato di voler stare in questo gruppo e di migliorarsi, perché dal primo giorno ci ha fatto vedere cose importanti. È tornato motivato, con mentalità e ambizioni giuste, con la voglia di lasciarsi alle spalle la scorsa stagione consapevole del fatto che ciò che conta è quest’anno”.

La vittoria sul Torino non deve illudere, anche se ha detto già molto sul ruolo che l’Inter potrà recitare in questo campionato, ovvero quello di sfidante numero uno del Napoli scudettato:

“L’importante è mantenere l’atteggiamento e la mentalità avute nella prima di campionato - ha spiegato Chivu -. Poi ci sono anche altre cose da mantenere e migliorare ma le cose fondamentali sono l’atteggiamento e la mentalità da avere dall’inizio”. Se Francesco Pio Esposito si è guadagnato la prima convocazione in Nazionale lo deve certamente all’Inter e allo stesso Chivu (“Lo conosco da quando aveva 13 anni e so di che pasta è fatto. So quali sono le motivazioni e le ambizioni del ragazzo. Ha i piedi per terra, sa che ha ancora tanto da imparare e dimostrare, ma sono sfide che a lui piacciono. Ha fatto vedere la sua crescita allo Spezia e adesso si gode il suo sogno di stare in prima squadra e di far parte della Nazionale. Sono felice e contento per lui”), un freccia in più nell’arco del tecnico, chiamato a dosare bene le energie di tutti nel corso della stagione, per evitare di arrivare, come capitato con Inzaghi, alla fase cruciale della stagione con una squadra stanca e con le ruote a terra.

“Ovvio che giocando ogni tre giorni e per mantenere sempre il gruppo motivato e ambizioso bisogna accontentare un po’ tutti, ma bisogna anche non perdere la meritocrazia - ha spiegato Chivu -. Perché fare turnover solo per farlo non vale. Il livello deve essere alto e bisogna sempre mostrare cosa si fa in campo e la meritocrazia è il primo principio al quale guardo. Non bastano tante partite, bisogna prepararsi al meglio per le opportunità e le scelte dell’allenatore per il bene del gruppo a prescindere che si parta dall’inizio o dalla panchina. Tutti devono meritarsi il posto facendo vedere di essere competitivi e di essere soluzioni valide”.

La Champions e il doppio impegno settimanale, però, possono aspettare, perché per chiudere bene prima della sosta serve soltanto vincere contro l’Udinese e ripresentarsi tra quindici giorni a punteggio pieno: “Non bisogna sbagliare nell’atteggiamento, nella mentalità, nella cattiveria, nell’aggressività e nella qualità. L’Udinese è un avversario ostico, è una squadra strutturata fisicamente. Apprezzo e stimo molto l’allenatore, l’anno scorso ha fatto vedere delle belle cose soprattutto in fatto di mobilità e flessibilità. Quest’anno hanno un centrocampo adatto ‘alla guerra’ e alla lotta sulle seconde palle e hanno anche tanta qualità. Hanno cambiato il sistema ma le qualità dei giocatori sono sempre quelle e affrontare una squadra come l’Udinese è sempre difficile”.