Ma che occasione persa (da 3-0 a 3-3) dopo un primo tempo inguardabile in cui è parso di assistere a una gara fra due squadre di livello palesemente diverso: forte, motivata, brillante la nazionale tedesca che ha disputato 45 minuti a ritmi altissimi; pavida, fragile, inconcludente la nostra squadra, incapace di mettere assieme tre passaggi di fila. Da vergognarsi. Assurdo incassare altre due reti su palla inattiva, di cui la seconda su angolo, da paperissima, con Donnarumma che rimproverava i compagni dopo una provvidenziale deviazione in angolo, e tutti a dormire. Mai vista una cosa simile. Inguardabile la difesa a 3, impalpabile il centrocampo, mai servite le punte. Enorme il gap sul piano fisico e atletico.
Il copione è cambiato incredibilmente nella ripresa con i cambi (dentro Frattesi, Raspadori, Politano oltre a Lucca e Zaccagni negli ultimi minuti) e soprattutto con la doppietta di Kean. Resta tuttavia una forte nota di rammarico legata al rigore prima concesso e poi revocato dall’arbitro Marciniak sul punteggio di 3-2: decisivo il richiamo del Var al monitor. Per gli azzurri ci sarebbe stata la possibilità di pareggiare e aspirare ai supplementari, specie dopo il gol arrivato nel recupero grazie al rigore, questo netto, realizzato da Raspadori. Davvero una partita a due facce.
Tante le domande. Perché l’Italia è entrata in partita solo dopo l’intervallo? Perché Spalletti non ha schierato Bastoni a sinistra come ha fatto Inzaghi nell’Inter in assenza di Dimarco? Perché i difensori non hanno mai marcato a uomo Kleindienst e lasciato libero Musiala? Quali sono, poi, i motivi della fiducia data a Maldini che non tiene un pallone e segna poco?
La sconfitta pesa tantissimo in prospettiva. Intanto ci impedisce di partecipare alla Final Four di Nations League e di ospitarne in Italia la fase conclusiva. Poi ci porta a giocare un girone di qualificazione al Mondiale complicato per la presenza della Norvegia di Haaland. Infine perdiamo posizioni nella gerarchia mondiale. Per Spalletti la pagina più oscura della carriera. E tante le idee da rivedere.
Alla vigilia della partita di Dortmund, la Juventus ha ufficializzato il licenziamento di Motta, da giorni fuori dal radar della società bianconera, che paga una stagione disastrosa. Al suo posto l’ex Tudor che, a differenza di Mancini, ha accettato un contratto di 4 mesi. Solo in tre occasioni la classifica era stata peggiore dell’attuale dal 1998 ad oggi. Ma stavolta pesano le eliminazioni da Coppa Italia, Supercoppa Italiana e Champions League: in soldoni una perdita di almeno 50 milioni. Per non parlare della svalutazione di Vlahovic, Douglas Luiz, Koopmeiners e Gonzales, vale a dire degli acquisti più costosi di Giuntoli che non è esente da colpa. È lui l’artefice di questo mercato, e non solo.