BUENOS AIRES – Tutti gli italiani all’estero dovrebbero ricordare la data dell’8 agosto, anniversario della strage di Marcinelle.

Nella cittadina carbonifera belga, nel 1956, si verificò un incidente nella minera di Bois du Cazier, nel quale morirono 262 minatori, di cui 136 italiani. Gli altri erano belga e di Paesi come Grecia, Polonia, Ucraina, Russia, Francia…

Soltanto 12 minatori (di cui 3 italiani), tra quelli in galleria al momento dell’incidente, si salvarono. Gli altri, prigionieri sotto terra, morirono per le ustioni, il fumo e i gas tossici.

Non fu l’incidente sul lavoro con il maggior numero di vittime italiane, ma sicuramente costituisce un esempio di come l’economia e il desiderio di lucro schiacciano la vita delle persone. Un precedente si era già verificato nel 1907, a Monangah (Usa), dove persero la vitta centinaia di connazionali.

La catastrofe di Marcinelle fu dovuta a un insieme di errori umani, norme di sicurezza approssimative e un pozzo della cui chiusura si discuteva da almeno 30 anni.

Ma c’è altro. C’è il fatto che i minatori italiani si trovavano lì per un accordo tra governo italiano e belga: l’Italia doveva fornire al Belgio manodopera a basso costo, in cambio di carbone necessario a sostenere l’incipiente sviluppo industriale del Paese.

Uomini contro merce. Uomini come merce. La persona umana, un vuoto a perdere.  

Nel 1956 erano 44mila gli italiani impiegati in Belgio sulla base di questo accordo.

Per avere idea delle condizioni in cui vivevano i minatori italiani, chiamati in modo dispregiativo “macaroni”, basti pensare che per molti anni varie vittime non furono mai identificate. Le ultime due, Rocco Ceccomancini e Dante Di Quilio, hanno avuto un nome solo in questo 2024.

Fu una catastrofe riconosciuta a livello internazionale, tanto che questa data, dal 2001, è diventata la Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.

Per l’occasione, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha inviati un messaggio alle comunità italiane nel mondo, dove afferma, tra le altre cose: “Il ricordo vivo di queste catastrofi ci sprona a perseguire con sempre maggiore impegno, a livello nazionale e sovranazionale, un percorso comune di costruzione di un quadro normativo e di controlli chiaro e inflessibile, per porre fine alla piaga degli incidenti sul lavoro”.